Racconti di viaggio

Viaggio nella Grande Île

Il Madagascar è come un’arca di Noè sopravvissuta al trascorrere del tempo. Ha una biodiversità e un ecosistema unici al mondo, l’85 per cento della flora è endemico, in tutta l’isola sono stati classificati 1000 specie diverse di orchidee e sei varietà di baobab, ed è l’unico angolo del pianeta nel quale è possibile incontrare i lemuri: animaletti monogami e sociali, con il musino curioso, belli da vedere e facili da fotografare (quelli della specie più piccola pesano appena 30 grammi, i più grandi possono superare i 9 chili di peso). Basterebbe questo per sognare un viaggio nel Madagascar, invece questa grande isola che galleggia sull’oceano Indiano al largo del continente africano, ha molto altro da offrire.

Antananarivo, la capitale, è un crogiolo di etnie, di culture, di colori. Si visitano il palazzo reale in collina, le gallerie d’arte primitiva, il mercato artigianale di La Digue con i banchi pieni di cesti, bracciali in osso, tovaglie ricamate e fasci di vaniglia profumata, poi si parte verso il sud dell’isola, lungo quella che viene chiamata Route Nationale 7 che corre da Antananarivo a Toliara. Antsirabe, città termale sull’altipiano centrale il cui nome significa “là dove c’è molto sale”, affollata di pousse-pousse (i risciò) e di negozietti di pietre preziose, compare al termine di un paesaggio di terra cremisi incorniciato dal verde delle risaie: un primo assaggio di come il ferro presente nel terreno modelli cromaticamente questo spicchio di isola, prima di mescolarsi al verde delle colline e delle foreste pluviali, al blu dei laghi e all’azzurro intenso del mare dove nuotano le tartarughe e i delfini.

In Madagascar, ogni villaggio è specializzato in una diversa forma di artigianato: ad Antsirabe si trovano la rafia, gli oggetti in corno di zebù e i saponi, Ambatolampy è famoso per la produzione delle pentole in alluminio, Ambalavao per la carta di fibra di corteccia decorata con fiori veri e foglie essiccate. Soatanana è la “capitale” della seta, raccolta nei bozzoli delle foreste e lavorata dalle donne con tecniche antiche. E sulle montagne attorno ad Ambrosita, l’arte dell’intaglio della tribù degli Zafimaniry è così raffinata da essere stata proclamata Patrimonio immateriale dell’umanità. Nella lista Unesco compaiono anche altri siti, dalla collina reale di Ambohimanga alle foreste secche di Andrefana. Bellissima la foresta pluviale che si incontra all’interno del Parco nazionale di Ranomafana, un labirinto tropicale – parte di un complesso di foreste pluviali protette dall’Unesco – di sorgenti termali, cascate, ruscelli, orchidee, abitato da farfalle, diverse specie di uccelli, camaleonti e rare specie di lemuri dal ventre rosso.

La Route Nationale 7 è un’autostrada africana in un paesaggio ad alta densità di meraviglie. Percorrendola si incontrano i grandi parchi, le risaie, la savana e la città di Fianarantsoa, capitale dell’etnia Betsileo (che rappresenta il 12 per cento della popolazione malgascia), che conserva begli esempi di architettura coloniale francese. A Ranohira, il cambio di scena: la città è il punto di partenza per il parco nazionale dell’Isalo, abitato dai lemuri e ricoperto da rare specie botaniche che sono un invito continuo al trekking. Si cammina avvolti da mille suggestioni, fotografando i ruscelli all’interno dei canyon profondi, le rocce preistoriche, le tombe nelle grotte sacre, le piscine naturali sulle quali galleggiano bellissime piante acquatiche. Il grande spettacolo è al tramonto, quando il sole incendia ogni cosa e dalla Fenêtre de l’Isalo (una roccia davvero a forma di finestra) filtra l’ultimo raggio della giornata.

Ancora on the road, ancora colonne di baobab e paesaggi cartolina fino a Toliara, la cittadina portuale circondata da lunghi tratti di spiaggia, dove partono le barche per Anakao (e una volta lì, quelle per le vicine isole di Nosy Ve e Nosy Satrana). Sono i paradisi marini della costa di Sud-Ovest, dove la terra si stringe nell’abbraccio del mare sotto un sole abbagliante che al tramonto si accende di riflessi rosso fuoco. Mentre i pescatori rientrano a bordo delle loro canoe scavate nei tronchi a forma di pendolo, pensi che sì, il Madagascar è davvero l’isola più bella del mondo: il luogo dove la magia dell’Africa incontra la poesia azzurra dell’Oceano indiano, dove le spiagge sono polvere di borotalco, dove bastano pochi minuti di snorkeling lungo la barriera corallina per sentirsi felici come bambini. Manca solo un’arca di Noè che prende lentamente il largo verso l’ignoto.

Pillole

I mesi migliori per una vacanza in Madagascar sono luglio e agosto. Consigliati anche maggio/giugno e settembre/ottobre, mentre nel resto dell’anno il rischio delle piogge è alto. Per una vacanza-mare ci sono resort come Anakao Ocean Lodge, 25 bungalow sulla spiaggia per ascoltare da vicino il respiro dell’oceano africano.

Una proposta di viaggio ispirata all’articolo è il tour del Sud e Anakao.