Di Elena Elli
In Africa ogni anno, da luglio a ottobre, avviene un fenomeno straordinario: la migrazione degli animali fra Kenya e Tanzania, alla ricerca di pascoli e di acqua. Un rito unico e spettacolare che coinvolge all’incirca 2 milioni di ungulati, ma non solo loro. Ce ne parla come sempre l’esperta del continente africano, Nadia Maggioni, product manager Africa de I Grandi Viaggi.
Quando si parla di migrazione si pensa al Serengeti, il parco allungato per l’80 per cento della sua superficie in Kenya e per il restante 20 per cento in Tanzania. Come si svolge, qui, la migrazione di 2 milioni di ungulati?
«Ogni anno gnu, gazzelle di Thomson e zebre attraversano il fiume Mara nella pianura del Serengeti, fra Kenya e Tanzania, alla ricerca di erba e acqua fresca. Per apprezzare lo spettacolo della traversata serve solo una cosa: un po’ di pazienza. Durante il safari, il ranger ferma la jeep e si aspetta, finché una zebra entra nell’acqua, poi torna indietro, rientra e torna indietro di nuovo: sta cercando il punto giusto per attraversare. Quando lo trova avanza e gli altri animali cominciano a seguirla. In quel momento ti accorgi di non essere l’unica ad aspettare. I coccodrilli, che normalmente mangiano ogni 10 o 20 giorni, attendono che le zebre, le gazzelle, gli gnu attraversino per attaccarli. È uno spettacolo cruento e ipnotico, è la natura che segue il suo corso».
Ovviamente, i coccodrilli non sono gli unici predatori…
«Gli erbivori durante la migrazione sono seguiti dai leoni, le iene, i leopardi, ognuno con le proprie tecniche di caccia. I ghepardi per esempio cacciano in coppia: sono gli animali più veloci e riescono a raggiungere anche i 130 km orari, mentre le leonesse agiscono in branco. Ognuna ha il suo ruolo, è una strategia di caccia collettiva, antichissima e potente, che si ripete fin dalla notte dei tempi».
A parte lo spettacolo della migrazione, cosa consiglieresti di vedere nei due Paesi, cominciando dal Kenya?
«Il Kenya ha l’unica città che merita di essere visitata, vale a dire Nairobi, la capitale. Qui consiglio l’Orfanatrofio di David Sheldrick, dove gli operatori dello Sheldrick Wildlife Trust si prendono cura dei cuccioli di animali, in prevalenza elefanti bisognosi di aiuto, salvandoli da morte sicura e preparandoli al ritorno in libertà. È bellissimo anche il Giraffe Centre, un santuario istituito per tutelare le Giraffe di Rothschild, considerate a rischio di estinzione. Dormendo al Giraffe Manor, uno degli hotel più lussuosi di tutta l’Africa, puoi vederle anche mentre ceni o semplicemente affacciandoti alla finestra delle camere».
In Kenya ci sono anche le memorie letterarie e cinematografiche di Karen Blixen…
«Sì, alle porte della capitale si può visitare la casa-museo di Karen Blixen, la scrittrice danese autrice del romanzo “La Mia Africa”, che ha ispirato l’omonimo film premio Oscar con Robert Redford e Meryl Streep. Visitando le stanze dove la Blixen ha vissuto, ti raccontano anche come è stato girato il film».
Più lontano, a 300 km da Nairobi, viveva un’altra scrittrice, Kuki Gallmann, che ha raccontato il suo amore per l’Africa in un romanzo bellissimo, Sognando l’Africa. Anche questo è diventato un film, con Kim Basinger nel ruolo di protagonista.
«Sognando l’Africa è una delle letture che consiglio di fare prima o durante un viaggio in Kenya. Comincia così: “Spesso, nell’ora del giorno in cui l’erba della savana si vena d’argento, e pallido oro orla i profili delle colline, coi miei cani guido fino al sommo del Mukutan, per guardare il tramonto al di là del lago, e le ombre della sera discendere sopra le valli e pianure dell’altipiano di Laikipia. Qui, all’estremo confine della grande Rift Valley, come una sentinella sul precipizio, cresce un albero d’acacia curvato da venti senza tempo. Quell’acacia è mia amica, e siamo sorelle”.
Quali sono gli altri luoghi che consigli di visitare per, appunto, “Sognare l’Africa”?
«Sicuramente il Parco di Amboseli, dove basta alzare gli occhi per ammirare il Kilimangiaro incappucciato di neve. Poi il Masai Mara, il più famoso dei parchi kenioti: piatto, dritto, dominato dalla savana. Il Meru National Park è famoso per un’altra storia commovente, quella della leonessa Elsa allevata da Joy Adamson, la scrittrice-naturalista che nel 1960 narrò la sua storia in un libro, “Born free” (Nata libera). Un best seller che ha ispirato il film omonimo, anche questo premio Oscar».
Il Kenya è il paese dei safari e dell’amore per l’Africa da parte di molti occidentali, soprattutto, europei, che hanno lasciato il proprio paese d’origine per vivere lì. In Tanzania invece dove ci porti, quali sono le meraviglie di questa nazione?
«La Tanzania è famosa per le altitudini importanti del Ngorongoro e del Kilimangiaro, entrambe patrimonio Unesco. Il primo è un cratere sprofondato con un diametro di oltre 16 chilometri, al centro del quale si trova un lago, a 2.200 metri sul livello del mare. Nella Tanzania nord-orientale, al confine con il Kenya, il Kilimangiaro con i suoi 5.895 metri di altezza è il monte più alto del continente africano, oltre che uno dei vulcani più elevati e suggestivi del pianeta. È bellissimo fare trekking verso la cima ma serve un po’ di allenamento».
In Tanzania ci sono due parchi straordinari e poco conosciuti…
«Sono la riserva faunistica del Selous, attraversata dal fiume Rufiji, abitato da moltissimi ippopotami. E poi il Ruaha, che nonostante le sue dimensioni considerevoli (fra i più grandi parchi africani per estensione) è incredibilmente poco turistico. Lì trovi lodge molto belli e ti capita di fare safari per intere giornate senza mai incontrare un’altra jeep».
I safari sono spettacolari ma si svolgono al mattino presto o alla sera, quando gli animali si spostano per abbeverarsi e cacciare. Dove andiamo poi per riposarci? Dove ci mandi al mare?
«In Kenya consiglio Watamu, dove Ernest Hemingway si dedicava alla pesca. Per chi invece si trova in Tanzania, l’isola di Zanzibar, politicamente parte della Repubblica di Tanzania, ha un’importante dimensione culturale: Stone Town, il capoluogo, è costruito con polvere di corallo, e qui era nato Freddie Mercury, il leader dei Queen. In entrambe le destinazioni, abbiamo due villaggi: il Blue Bay a Watamu e il Dongwe Club a Zanzibar, considerato fra i resort più prestigiosi dell’isola».