Racconti di viaggio

Namibia – Appunti di Viaggio

 

 

Di Elena Elli

Arrivare in Namibia è come mettere piede su un altro pianeta. Deserti, altipiani sconfinati che regalano un senso impagabile di libertà, le dune di sabbia rossa e la potenza dell’oceano. I luoghi da non perdere sono moltissimi, dal parco Etosha, che nella lingua locale significa grande luogo bianco, al Damaraland, patria di elefanti e rinoceronti neri, ai deserti del Namib e del Kalahari. Ce ne parla Nadia Maggioni, product manager Africa IGV e grande esperta del continente australe.

Nadia, cos’è per te la Namibia?

«Nella mia vita ho viaggiato molto, ma questo è il paese che più mi è rimasto nel cuore. Amo i suoi colori, i suoi paesaggi che cambiano colore e atmosfere a seconda dell’ora in cui li osservi. Sei lì, ma è come vedere ogni volta un film diverso».

Una tappa speciale dalla quale partire?

«La meteorite di Hoba, la più grande e pesante massa di ferro proveniente dallo spazio che sia mai caduta sulla Terra, raggiungibile con un self-drive di un paio d’ore, massimo due ore e mezza, in direzione nord rispetto alla capitale Windhoek. Prende il nome dal luogo del ritrovamento, la fattoria di Hoba West vicino a Grootfontein, nella regione di Otjozondjupa, ed è lì da 80.000 anni».

Nomini Windhoek, la capitale, dove c’è anche l’aeroporto internazionale. Siamo in Africa ma questa città ha un nome tedesco, perché la Germania nell’Ottocento colonizzò il Paese per via della sua ricchezza diamantifera, poi durante la prima guerra mondiale arrivarono i Sudafricani, fino all’indipendenza, il 21 marzo 1990…

«In Namibia le tracce della colonizzazione tedesca sono moltissime, Windhoek non è l’unica realtà a conservarne le memorie. Sono bellissime le architetture coloniali di Swakopmund, una città sulla foce del fiume Swakop, da cui prende il nome. Poi consiglio di visitare Lüderitz, una propaggine di Africa germanica piuttosto interessante, soprannominata non a caso la “Monaco del deserto”, e la città-fantasma di Kolmanskop, a sud-ovest, con i tetti rossi appuntiti e le architetture a graticcio affacciate sull’Atlantico. Cammini fra le case che la sabbia sta inghiottendo, sembra di stare sul set di un film».

Le città sono sorprendenti per via di questa dicotomia, un pezzo di Germania trapiantato in Africa. Ma la Namibia è soprattutto natura. Nella tua lunga esperienza di viaggiatrice, quali sono i paesaggi e i luoghi che meritano di essere visitati?

«Sicuramente il Parco Nazionale Etosha, nel nord del Paese, dove si incontrano elefanti, giraffe, gnu, zebre, gazzelle, leoni e migliaia di volatili. Qui c’era un grandissimo lago che nei secoli si è prosciugato, lasciando sul terreno cristalli di sale che conferiscono al luogo un’atmosfera surreale. Proseguendo in direzione sud-ovest si arriva nel Damaraland, una cartolina di paesaggi che conservano delle vere rarità come la “Welwitschia mirabilis”, una pianta particolarissima, vecchia centinaia di anni: è l’unica al mondo a non crescere in altezza ma a svilupparsi in lunghezza. Ci sono anche una foresta pietrificata e le antiche pitture rupestri di Twyfelfontein, fra le più belle dell’Africa meridionale, con i disegni impressi sulla roccia. Raccontano che qui, migliaia di anni fa, vivevano gli animali, le giraffe, i leoni».

Proseguendo il viaggio, dal Damaraland si arriva allo Skeleton Coast National Park, un’area protetta dai paesaggi lunari, con i relitti delle navi incagliati nei banchi di sabbia. È corretto?

«Sì, è davvero impressionante vedere quante navi siano naufragate qui nei secoli a causa di un insolito fenomeno atmosferico: la corrente fredda del Benguela che, a contatto con l’aria calda delle dune, crea un vento che solleva la sabbia, togliendo appunto visibilità alle navi. Al mattino la nebbia di vapore si spinge per 50 km anche all’interno, creando un effetto magico che sorprende ogni volta che lo si guarda».

Ci sono altre località che consigli di non perdere?

«Sicuramente il parco di Sossusvlei, che è già parte del deserto del Namib, dove puoi ammirare le dune più spettacolari della nazione, e forse del mondo: alte diverse centinaia di metri, a ridosso dell’oceano, hanno colori intensi che virano dal rosa all’arancione. In mezzo a quella distesa infinita di sabbia c’è la Deadvlei, una piana bianca che brilla nella cornice arancione-marrone delle dune, puntellata di alberi neri pietrificati. Il cielo azzurro, l’arancio delle dune, il bianco, il nero degli alberi. Qui esistono solo quattro colori, puliti, nitidi, senza sfumature. Un vero incanto».

Diamo un consiglio pratico, come ci si sposta in Namibia? È un paese molto sicuro ma forse le infrastrutture sono meno sviluppate rispetto ad altri Paesi africani.

«Intanto, rispetto all’Europa le stagioni qui sono invertite: consiglio dunque di andare durante la nostra estate, altrimenti in alcune aree si rischia di trovare temperature elevatissime, fino a 50 gradi centigradi. Ci si sposta facilmente con i self-drive a bordo di 4×4: le strade possono essere asfaltate oppure battute, ma sempre in ottime condizioni. È meglio evitare il fuoristrada e non superare i 70 km all’ora. In tutta la Namibia si trovano ottimi hotel, ma in quantità minore rispetto ad altri paesi del continente. Il viaggio quindi va pianificato e prenotato in anticipo, chi punta al last minute difficilmente riuscirà a trovare posto».

Cosa consiglieresti a chi volesse aggiungere un soggiorno-mare dopo il viaggio fra i panorami della Namibia?

«Per un soggiorno mare si può volare via Johannesburg alle Seychelles, dove abbiamo il nostro villaggio Côte d’Or Club, sulla bella spiaggia di Anse Volbert. Da Johannesburg si raggiungono facilmente anche Mauritius e Maldive, due destinazioni paradisiache nell’Oceano Indiano. La prima è famosa per le sue spettacolari spiagge di sabbia bianca, il mare trasparente, i paesaggi naturali e il Giardino di Pamplemousses, ricco di piante e fiori esotici, tra cui le famose ninfee giganti. Le Maldive, un arcipelago di oltre mille, minuscoli isolotti piatti, offrono spiagge-cartolina e una vita marina che include coralli colorati, pesci tropicali, squali, mante, tartarughe marine… Dettaglio non trascurabile, grazie alla trasparenza dell’acqua i fondali marini si possono esplorare già a pochi metri dalla riva».