Profumo di vaniglia, mare color bottiglia, il fascino della storia e una capitale costruita con la polvere di corallo. Benvenuti a Zanzibar, isola dal fascino orientale in terra d’Africa, dove per secoli si sono incontrati sultani arabi e mercanti indiani.
Oggi è la mecca di un turismo colto e raffinato, che oltre alla spiagge-cartolina cerca le suggestioni del passato declinate in decine di sfumature diverse. Ecco le più suggestive…
LA CITTÀ DI CORALLO (PATRIMONIO UNESCO)
La prima boccata d’aria, la sensazione più estraniante di quest’isola al profumo di spezie che galleggia pochi chilometri al largo della Repubblica di Tanzania, di cui fa parte, si catturano a Stone Town. Nella capitale di Zanzibar (in realtà l’isola si chiama Unguja, Zanzibar è il
nome dell’arcipelago), dove i palazzi sono stati costruiti nell’Ottocento con blocchi di corallo, sfilano pillole di Africa, Persia, Oman, India, segni indelebili di un grande passato, quando questo era il principale porto dell’Africa Orientale. Molte le visite da non perdere, dal Vecchio Forte di fine Seicento a Beit el-Ajaib, la Casa delle Meraviglie (oggi museo nazionale) che quando fu inaugurata, nel 1883, era il primo edificio dotato di impianto elettrico e acqua corrente (e le più belle porte intagliate dell’East Africa). Meritano una visita anche i resti dei Bagni Persiani e il Vecchio Dispensario dai balconi scolpiti e le finestre a mosaico. La pausa ludica? Il rito dello shopping nel suq, fra banchi di spezie, souvenir artigianali e boutique fashion.
LE SPIAGGE BOROTALCO DELL’EST
Sulla costa orientale la vacanza è puro-mare. Qui, dove sorgono i resort più belli come il Dongwe, il fondale digrada dolcemente in una tavolozza di azzurri con la trasparenza del vetro. E il gioco delle maree che danzano cambiando ritmo ogni sei ore, crea stupefacenti scenari metafisici di sabbia e acqua: quando l’onda si ritira, si materializza un plateau bagnato ricoperto di alghe, preziosa risorsa per le donne zanzibarine che le raccolgono per venderle al mercato.
Quando ricompare, ci si immerge in un mare da urlo che pacifica solo a guardarlo. Cartoline preziose, da conservare nella memoria e nello smartphone, al pari delle altre testimonianze di una natura generosa, ricca di effetti speciali. I tramonti infuocati della costa Nord, per esempio. Oppure, l’incanto dei lidi sabbiosi attorno a Nungwi, la punta estrema dell’isola, dove i maestri d’ascia si tramandano da generazioni il segreto della lavorazione dei dhow (i tradizionali barconi a vela latina dei pescatori).
CENA CON VISTA E TREKKING FRA LE SPEZIE
A Jambiani, villaggio di case di paglia che si specchiano nell’acqua turchese, ci si ferma per i ristorantini di pesce pieds dans l’eau. L’esperienza gastronomica da Guinness però
è al The Rock Restaurant, di fronte alla spiaggia-borotalco di Pingwe: una “capanna” con terrazza aggrappata a uno scoglio, celebre per il pesce freschissimo, da raggiungere a piedi durante la bassa marea, per poi ripartire in barca quando l’acqua si alza. Da provare anche la cucina dell’Emerson Spice, in un palazzo del XIX secolo a Stone Town, considerato tra i migliori ristoranti dell’isola. Nell’entroterra si prenota invece il tour delle spezie: indimenticabile escursione fra coltivazioni di pepe, peperoncino, vaniglia, frutta esotica, organizzata ogni giorno dalle agenzie locali.
IL PARCO DEL COLOBO ROSSO
L’acqua piovana rende florida la foresta di Jozani, lembo smeraldino all’interno di un parco nazionale che comprende anche la laguna di Chwaka Bay. Si va fin lì per incontrare il colobo rosso, la scimmia autoctona che ha colonizzato questo condominio naturale, trasformandolo in un’attrazione turistica. L’altro must dell’entroterra è la foresta di mangrovie, cresciuta nelle sabbie salmastre; un mondo che non è né mare né terra, ma l’uno o l’altro a seconda dei giochi delle maree e dell’umore dell’oceano.
I SAFARI FOTOGRAFICI
Da Zanzibar in un soffio si arriva in Tanzania, per emozioni into the wild fra scenari dilatati, tramonti indimenticabili e safari fotografici nei parchi dove va in scena, con ritmi ancestrali, la grande migrazione degli animali alla ricerca di pascoli e pozze d’acqua. Questo evento circolare dura tutto l’anno, e coinvolge milioni di mammiferi. Superstar dell’avvistamento è il Serengeti, un altopiano a duemila metri di quota talmente vasto (quasi 15 mila chilometri quadrati) che l’orizzonte si disfa negli occhi, tanto sterminato che nella lingua masai s’è guadagnato il nome di “pianura senza fine”. Il luogo perfetto per ammirare gli gnu in marcia, le zebre, i bufali, le antilopi, le gazzelle di Grant, esili e dalle lunghe zampe, e quelle di Thomson. Li seguono, controllando tutto a distanza, i predatori: ghepardi, sciacalli, iene, i Big Five, i cinque grandi animali della savana, elefante, leone, leopardo, bufalo e rinoceronte. Tutti in cammino verso nuove speranze di vita.