Racconti di viaggio

Bali: l’arte della danza che ha incantato l’unesco

Capita che su un’isola di neanche 6.000 chilometri quadrati (5.780 per la precisione), un’arte antica come la danza diventi Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Capita, ma non così spesso, eppure a Bali le danze protette dall’Unesco sono addirittura tre: una sacra, la seconda semi-sacra e la terza ludica, o meglio, d’intrattenimento. Queste tre danze hanno radici antiche, si ispirano alla natura, alle tradizioni, alla religione, vengono eseguite da ballerine e ballerini in abiti tradizionali e valgono sicuramente il viaggio.

DANZE SACRE, SECONDO L’UNESCO

Nel 2015, l’Unesco motivava così la decisione di iscrivere le danze balinesi nella lista dei patrimoni immateriali: “Nelle comunità balinesi, le danze vengono trasmesse principalmente in modo informale ai bambini fin dalla tenera età… e sono… una solida identità culturale fondata sulla consapevolezza di salvaguardare il patrimonio culturale dei loro antenati”. Sacre o drammatiche, queste rappresentazioni servono davvero a tessere un forte legame con la tradizione, una parola che per la società balinese è quasi “magica” perché sull’isola degli Dei, come è stata soprannominata, il legame con il passato si riflette nelle pratiche culturali e nei rituali, fin dalla notte dei tempi.

IL LEGAME CON LA RELIGIONE

I tre generi, sacri, semi-sacri e d’intrattenimento, comprendono ciascuno diversi tipi di danze, molte delle quali rappresentano un mezzo per entrare in contatto con gli Dei. Nella Sanghyang Dedari, originaria della parte orientale dell’isola, le ballerine cadono in una specie di trance mistica sulle note del Gamelan, l’ensemble musicale di strumenti a percussione tipici di Bali e dell’isola di Giava. Questa danza dell’estasi che affonda le radici nella leggenda, è affiancata dalla danza cerimoniale sacra Rejang, e da quella religiosa di Baris, interpretata principalmente da uomini-guerrieri che sembrano in procinto di combattere.

LE DANZE DA NON PERDERE

Nella danza Kecak, i ballerini vestono in sarong e indossano maschere di scimmie: agitando le braccia, rievocano l’eterna lotta contro la malvagità. Bene e Male sono protagonisti anche del Barong, dove un mostro buono, con la maschera di un leone, difende gli uomini dal potere della magia nera della strega Rangda. Suggestivo anche il Legong, un tipo di danza che originariamente si eseguiva nelle corti e che narra, attraverso la grazia dei gesti, una travagliata storia d’amore. È interpretata da giovani ragazze in costumi sontuosi, probabilmente i più belli nel parterre delle danze balinesi.

DOVE AMMIRARE LE DANZE

A Bali le danze tradizionali si ballano nei templi, nei palazzi, nei villaggi. La località più famosa per assistere alle performance è Ubud, e gli spettacoli – soprattutto Legong e Barong – in scena nel Palazzo Reale e nei templi, sono parte del tour “Danze Balinesi” di 12 giorni/9 notti, con partenze speciali dall’Italia l’11 e il 17 agosto (www.igrandiviaggi.it/offerte-igv/tour-operator/oriente/danzebalinesi-v3.cfm). Oltre che petite capitale della danza, Ubud è anche la località più magica dell’isola, lontana dalla mondanità della costa e raccolta in una sorta di misticismo naturale che negli anni ha richiamato prima i figli dei fiori, poi gli artisti occidentali attratti dall’arte del batik e i segreti della pittura näif, e oggi un turismo colto e raffinato che cerca rifugio nei ritiri yoga, nelle colline modellate dal vento e nei lussuosi wellness resort immersi nella natura.

COSA FARE E VEDERE A UBUD

La cittadina di Ubud è piccola, vivace, a tratti elegante, abbracciata da una natura spettacolare. Anche senza le performance artistiche il Palazzo di Ubud, residenza ufficiale della famiglia reale, merita la visita. Imperdibili l’Ubud Water Palace, un tempio dedicato alla dea indù Sarasvati con i giardini pieni di statue e laghetti di fiori di loto, e le sorgenti sacre del Tempio Tirta Empul, 15 chilometri a nord dell’abitato, che per i balinesi rappresentano un luogo di purificazione rituale. I sentieri nella foresta conducono anche a risaie terrazzate, prati pettinati dal vento e uno strano santuario: quello della Foresta delle scimmie, con tre templi induisti e un piccolo “esercito” di macachi in libertà, suddiviso in cinque famiglie che si spartiscono il territorio (da avvicinare con qualche precauzione). Per gli amanti della cultura: il Museo Puri Lukisan e il Museo dell’arte Neka sono un tuffo nell’arte balinese, antica e contemporanea: molti turisti non li visitano ma l’esperienza merita.

LA PAUSA AL MARE

Lontani dall’overtourism popolare di Kuta, Seminyak e la vicina Canggu sono lo spot di giovani australiani abbronzati che le hanno elette a paradiso del surf, fra spiagge da onda lunga, taverne di cucina organica, gli immancabili altari induisti e belle boutique di moda, soprattutto lungo la via principale di Seminyak. La pausa-relax al mare si fa anche a Nusa Dua, la lunga fascia di sabbia dorata protetta dalla barriera corallina, nella parte meridionale dell’isola. Il perfetto spot della vacanza all’insegna del sole e del relax, non a caso molti resort di livello internazionale si trovano qui.