Racconti di viaggio

Sudafrica fra città e animali

Dopo 10 ore di volo è bello non dover spostare le lancette dell’orologio, azzerare lo stress del jet-leg e tuffarsi fra le strade di Johannesburg con lo stesso fuso orario di quando sei partito (al limite balla un’ora, a seconda che da noi ci sia l’ora legale o solare). Jozi, o Joburg, come la chiamano qui, ti accoglie con uno skyline bucherellato dai grattacieli e il caos magico di tutte le cities africane, con i mercati metropolitani che dialogano con ristoranti raffinatissimi (per esempio Marble), lo shopping griffato da consumare in mall extralarge (consiglio quello di Sandton City, costruito attorno alla piazza con la statua di Mandela), gli eleganti quartieri di Melville e Rosebank. Ma questa è anche la città-simbolo dell’Apartheid, la segregazione razziale degli anni bui del Sudafrica, raccontata nell’omonimo museo di Northern Park Way e simboleggiata dalla township di Soweto, dove Backpackers organizza tour in bicicletta, a piedi o in tuk-tuk (www.sowetobackpackers.com), per un’esperienza fuori dagli schemi (ma in totale sicurezza).

Il richiamo della natura

Da Joburg bastano poche ore di ottima strada asfaltata per immergersi nello scenario naturale del Kruger Park, la più grande area protetta della nazione, dove vivono i Big Five, ovvero elefanti, ippopotami, rinoceronti, leoni e ghepardi. Costellata da un mosaico di riserve private “aperte o dentro” il parco, prive cioè di recinzioni in modo che gli animali possano spostarsi a loro piacimento, questa immensa landa di oltre 20mila chilometri quadrati è abbracciata dalle due province sudafricane di Limpopo e Mpumalanga. Africa vera, ricamata da bush e acacie, attraversata da fiumi che assicurano la sopravvivenza degli animali e osservata in lontananza dall’imponente catena del Northern Drakensberg, che si allunga per quasi 1200 chilometri fino alla provincia del KwaZulu-Natal. Ai piedi di queste montagne, non perdete la Panorama Route: una confortevole strada asfaltata lungo la quale la natura dà il meglio di sé, regalando orizzonti a perdita d’occhio e suggestivi belvedere su canyon e cascate.

La magia del safari

Limpopo, Mpumalanga e Parco Kruger sono il Sudafrica degli animali, quello che tutti sognano di vedere per provare l’emozione dei safari organizzati dai lodge due volte al giorno, all’alba e prima del tramonto, quando è più facile avvistare i predatori che nelle ore calde dormono al riparo del bush. L’esplorazione in jeep è un costante esercizio di meraviglia e attenzione: se non incontri i Big Five (ma state tranquilli, molti di loro li vedrete), il ranger ti guiderà alla volta di aquile, gazzelle, zebre, giraffe. Intanto il tracker studierà le orme sul terreno per capire se nei paraggi possono esserci i felini. Io li ho visti, tutti, più volte: dal branco di leonesse che allattavano i cuccioli ai leopardi che attraversavano il sentiero proprio davanti alla nostra 4×4. Ho visto anche famiglie di iene e piccoli gruppi di licaoni che giocavano nell’erba alta. Mentre li ammiravo stregato il ranger mi parlava, come un’enciclopedia vivente: sapeva se erano maschi o femmine, quanti anni avevano, come cacciavano, come si spostavano. In quel momento ho pensato che mi sarebbe piaciuto prendere il suo posto, sapere quello che sapeva lui e alzarmi ogni mattina all’alba per assistere spettacolo naturale più bello che esista.

Il fascino di Cape Town

Da bravo medico Jan van Riebeeck sapeva che cavoli, patate e grano erano importanti per la salute. Ma vino e brandy erano addirittura indispensabili contro lo scorbuto che all’epoca, il XVII secolo, era contagioso come oggi l’influenza. Così, accanto a tuberi e frumento, nei Company Gardens di Città del Capo fece piantare anche dei vigneti, e ne ricavò un nettare che all’inizio sapeva leggermente di aceto, ma che secoli più tardi sarebbe diventato il miglior barricato a sud dell’Equatore, il pinotage. Premessa: la patria dei grandi vini sudafricani è Stellenbosch, a 50 chilometri da Cape Town. Ma qui ci sono il parco-vigneto creato dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, e la statua commemorativa del primo governatore coloniale, van Riebeeck appunto, che nel 1652 diede inizio alla grande avventura di patate e uva. Il primo si trova fra l’hotel Mount Nelson e il Parlamento, la statua invece è in fondo ad Adderley Street. Piccoli gioielli di questa città alla fine del mondo, dove in pochi isolati si passa dal Bo-Kaap, il quartiere malese con le case color pastello di due secoli fa, ai vecchi docks riconvertiti nel lussuoso Victoria & Alfred Waterfront, pieno di negozi, boutique gastronomiche, ristoranti, bar e il Two Oceans Aquarium per una panoramica sui pesci dell’altro mondo. Altre tappe che vi consiglio di non perdere sono gli edifici post industriali di Woodstock, eletto a quartiere del design, l’ex biscottificio Old Biscuit Mill, polo trendy per la gastronomia e il food market del sabato mattina, e soprattutto il più importante hub artistico del continente: il super cool Zeitz MOCAA, un museo di arte contemporanea inaugurato meno di due anni fa in uno spettacolare silos degli anni Venti sul lungomare.