Racconti di viaggio

Seychelles, il paradiso non può attendere

«Fermo, aspetta, non ti muovere», mi intima il turtle manager mentre cammino distrattamente sulla spiaggia. Obbedisco volentieri, perché sotto i minuscoli, abbaglianti granelli di sabbia che brillano come polvere di diamante sull’isola di Praslin, a mio avviso la più magica dell’arcipelago, ci sono uova di tartaruga. Un attimo di distrazione può essere letale per quelle vite che ancora non ci sono ma che arriveranno presto, come accade da secoli, forse millenni, eleggendo le Seychelles a paradiso terrestre delle Aldabrachelys gigantea, alias tartaruga gigante di Aldabra, alias una delle specie di tartarughe più grandi al mondo.

«Le uova rimangono sotto la sabbia circa due mesi prima di schiudersi, poi le baby tartarughe emergono dalla buca e raggiungono il mare», continua il mio amico ecologista. Visto che ormai siamo in confidenza, gli chiedo cosa devo visitare, quali sono le spiagge più belle, dove si accendono i tramonti più romantici, insomma tutto quello che non si può perdere su quest’isola che sembra la fotocopia del paradiso, con la vegetazione color smeraldo e i lidi borotalco, l’oceano che si mescola con il cielo (“L’eternità è il mare mischiato col sole”, scriveva Rimbaud) e, naturalmente, le meravigliose tartarughe giganti. «Vai ad Anse Georgette, è una delle spiagge più belle del mondo», mi confida.

Il tempo di capire dove si trova ed eccomi lì, ad ammirare le correnti che lambiscono la sabbia, anche se il mio lido preferito rimane Anse Lazio, seguito da Anse Citron sulla costa sud-occidentale, Fond de l’Anse, Baie Sainte Anne. Poi c’è l’isola di Curieuse, circondata da un parco marino. La si raggiunge in barca con un’escursione in giornata, e non si va lì solo per la spiaggia e il mare, ma anche per ammirane, nuovamente, le tartarughe giganti terrestri, che in quanto a lidi paradisiaci hanno un gran fiuto.

Tornato a Praslin (il cui nome originale era “l’isola delle palme”), prossima tappa è la Vallée de Mai, un parco florido e denso di vegetazione dove cresce il Coco de Mer, palma-record che può vivere più di mille anni, raggiungere i 30 metri d’altezza e produrre semi dalle forme provocanti (ricordano il bacino femminile) che pesano 20 chili. Con i suoi 19,5 ettari di meraviglie, compresi gli incantevoli Black Parrot, la Vallée de Mai è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Camminare lungo i sentieri del parco è un’emozione senza fine, si procede a zig zag in un mondo verde, fitto, impenetrabile, regno di felci, banani, cedri e orchidee. Lo stupore è ancora maggiore quando mi spiegano che questo paradiso color smeraldo non è un caso isolato: un terzo della superficie dell’arcipelago è protetta, i paesaggi incontaminati gelosamente tutelati, come un Eden tropicale che concilia con maestria turismo e ambiente, tradizioni locali e resort di lusso, bellezza ancestrale e servizi impeccabili. E scusate se è poco.

Sull’isola di La Digue (a pochi chilometri da Praslin), mi precipito ad Anse Source d’Argent, forse il lido più fotografato dell’arcipelago, ricamato dalle incantevoli rocce di granito rosa le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. In questo lembo di terra le automobili sono rare, le poche strade asfaltate vengono percorse da carri trainati dai buoi, i turisti viaggiano in bicicletta. Mi adeguo volentieri, e pedalando incontro scorci inaspettati di paradiso: le splendide spiagge di Grand Anse, selvaggia e incontaminata, e poi Petite Anse e Anse Cocos, raggiungibile anche con un trekking nella giungla.

Isola che vai, paradiso che trovi. Su quella di Mahé, Victoria, la capitale delle Seychelles, mi accoglie con curiosità bizzarre come la Torre dell’orologio, che risale ai primi del Novecento e ricorda, in piccolo, quella di Londra. Al mercato, caleidoscopio di colori, aromi, spezie, si curiosa fra i banchi di pesce freschissimo e quelli di frutta ed erbe aromatiche. Uno spaccato di vita locale che mette allegria, ma devo ancora immergermi nella bellezza del Morne Seychellois National Park, con il monte omonimo di 905 metri d’altezza (il più alto del Paese) che buca l’orizzonte. Port Launay Marine National Park, invece, è una tappa imperdibile per gli amanti di snorkeling e immersioni lungo la tavolozza colorata della barriera corallina. Anche se non ho nessuna voglia di salire sull’aereo che mi riporterà a casa, mi consolo pensando che questo arcipelago delle meraviglie è magico visto anche dal cielo (ricordatevi di prenotare un posto-finestrino). Da lassù, diventa facile decifrare quell’ “immagine visibile dell’anima azzurra, profonda e sconfinata che pervade l’umanità” che è il mare, come lo descriveva lo scrittore Herman Melville.