Racconti di viaggio

Sardegna wonderland

Nel momento in cui scrivo (la prima metà di marzo) la Sardegna è la prima, e per il momento unica, regione d’Italia in zona bianca. Così viene ancora più voglia di andarci, per immergersi nei piaceri sinestetici di una natura a effetti speciali, fra spiagge-cartolina e i dolci profumi della macchia mediterranea che avvolgono l’entroterra e la costa. Questo itinerario nel cagliaritano è la perfetta anteprima di un’estate indimenticabile.

A OVEST DI CAGLIARI

Dall’aeroporto di Cagliari-Elmas, chi vuole posare i piedi sulla sabbia color latte e gli occhi su un mare da cartolina, deve percorrere la litoranea 195 in direzione sud-ovest. In 40 minuti arriva a Pula, location di spiagge, attrazioni naturalistiche e la necropoli fenicio-punica di Nora – dove è stata rinvenuta l’omonima stele che oggi si ammira al museo archeologico di Cagliari – raccolta attorno al teatro romano del II secolo, l’unico di tutta la Sardegna, su un promontorio abbracciato dal mare. Qualche chilometro più avanti c’è Porto d’Agumu, paradiso di vela e windsurf, poi arrivano la sabbia dorata e le pinete secolari di Santa Margherita, la collana di dune di Chia (affacciate su un’acqua trasparentissima), i “fiordi sardi” di Capo Spartivento, meta prediletta dai velisti che qui trovano vento teso e un’acqua dall’effetto maldiviano. Da lì la strada conduce a Porto Pino, con le alte dune di sabbia accecante che fanno da preludio all’isola di Sant’Antioco, collegata con un ponte all’isola-madre.

L’ISOLA DI SANT’ANTIOCO

Sono circa 14 mila i felici abitanti di questo paradiso, grande poco più di 100 chilometri quadrati: si dividono fra il paese di Sant’Antioco e il borgo marinaro di Calasetta, entrambi incantevoli, coacervo di storia e suggestioni fin dall’epoca dei Fenici. A Sant’Antioco il mare è da urlo, basta andare a Sottotorre e alla Spiaggia Grande – soffice, infinita, bordata di dune – per tuffarsi in un’acqua con la trasparenza del vetro. Ma questo, dicevamo, è anche un viaggio culturale, fatto di storie e di esperienze sensoriali, incontri, scoperte inaspettate. Qui per esempio si lavora ancora il bisso marino, ovvero la seta del mare, come ci svela l’ecomuseo voluto con orgoglio da Chiara Vigo, grande interprete della lavorazione di questo straordinario filato. Le tracce del passato vanno cercate nella basilica paleocristiana (con le catacombe), nel villaggio ipogeo con le grotte scavate nel tufo, come in una piccola Matera sarda, oppure nelle sale del Museo Archeologico Ferruccio Barreca, custodi, fra gli altri, di gioielli in pasta di vetro e corredi tombali d’epoca romana.

I TESORI DEL MARE
A Sant’Antioco le proposte gastronomiche sono moltissime, ma gira e rigira si finisce sempre al ristorante Zefiro, che sulla terrazza vista-mare serve strepitosi piatti di pesce misti a ricette della tradizione come i malloreddus al ragù di tonno e pesto, testimonianza del legame indissolubile tra Sardegna e Liguria (storia, questa, che merita un capitolo a parte). Il Mediterraneo qui però non regala solo abbondanza di vita, ma anche industria (la Salina di Sant’Antioco è il suggestivo palcoscenico per la raccolta dell’oro bianco), stagni colonizzati dai fenicotteri (che i sardi chiamano “genti arrubia”, gente rossa) e il Carignano del Sulcis, il “vino degli dei”: nato da viti che gettano le radici nella sabbia e ricordano quelle cantate da Omero, può essere acquistato alla Cantina di Calasetta, attiva dal 1932.

A EST DI CAGLIARI

Sono passati cinque anni da quando l’area tra Chia e Costa Rei ha vinto il titolo di “prima destinazione sostenibile” d’Europa per il turismo e l’ambiente, battendo ben 200 concorrenti. Il tempo passa, l’incanto resta. Per non perdere neanche un grammo di meraviglie da Sant’Antioco bisogna invertire la rotta e puntare verso est, bypassare Cagliari e arrivare veloci a Costa Rei, dove la natura sfodera una collana di dune e spiagge color latte, fra cornici di ginepri, gigli selvatici e quel mare azzurro-intenso che ipnotizza lo sguardo per chilometri. Non c’è un punto preciso per fermarsi e perdersi nella poesia cromatica, ma di sicuro non potete perdere Villasimius (con le spiagge del Riso e Porto Giunco), lo Stagno di Notteri, habitat del fenicottero rosa, l’Area Marina Protetta Capo Carbonara e i lidi borotalco – tutti incantevoli – di Porto sa Ruxi, Campus e Campulongu.

L’IGV CLUB SANTAGIUSTA

È in questo scenario magico che si trova l’Igv Club Santagiusta: un villaggio sul mare dall’architettura elegante e discreta, prima struttura turistica in Italia a vantare la certificazione Iso 14001 per l’impatto ambientale zero. I cottage con i colori del “Mediterraneo”, le suite, le ville, richiamano nel décor la tradizione locale, e la spiaggia non ha niente da invidiare ai lidi citati nell’articolo. È una passerella bianca, dalla consistenza impalpabile, lambita da un mare color cielo capace di farci dimenticare in un lampo le privazioni di un anno di pandemia. Come un quadro sul mondo che ci aspetta.