Gente strana i tailandesi: sono convinti che per vivere bene uno debba anzitutto prendersi cura della propria anima. Così fra una preghiera a Buddha, una collezione di amuleti e talismani acquistata per pochi baht (la valuta locale) al mercato sul fiume e un’offerta ai monaci che camminano silenziosi lungo le strade, viene fuori che questa nazione iperturistica del sudest asiatico trasuda spiritualità. Non che uno vada fino nel lontano Siam per pregare nei templi, però è giusto sapere che se i religiosi avvolti nelle loro tuniche arancioni per noi sono folclore esotico, per i thai, invece, rappresentano presenze mistiche da venerare. Per non parlare delle ancora più pittoresche casette in legno addobbate e decorate nei giardini delle case (e talvolta degli hotel): sono le “dimore degli spiriti”, che secondo la credenza animista ospitano le anime dei defunti affinché possano vegliare e proteggere le persone in carne e ossa dai mali di ogni giorno.
Con queste premesse si comprende come mai, appena atterrati a Bangkok, viene naturale cominciare la visita della città dai luoghi sacri. Come il Wat Pho, il tempio dove riposa la statua del Buddha reclinato più lunga del mondo (46 metri), o come il Wat Phra Kaew, con il famoso Buddha di smeraldo, all’interno del Grande Palazzo Reale. Lo chiamano palazzo, ma in realtà è un patchwork di architetture in puro stile thai circondato da mura che mette in mostra decine di meraviglie, compresa la sala del trono dove il re teneva le udienze. Dal fiume, in traghetto o a bordo di una barca da crociera, si arriva al Wat Arun, il Tempio dell’Alba, dalle preziose guglie istoriate che al mattino brillano di riflessi cromatici. Ma la città degli angeli dello scrittore Lawrence Osborne e dei thriller di John Burdett, ha anche un volto moderno e sensazionale, a un passo dal cielo e al di là delle nuvole. Se la metropolitana non corre sottoterra ma a parecchi metri dal suolo (infatti si chiama skytrain), gli alberghi fanno a gara per inaugurare lo skybar più panoramico (consiglio un cocktail in quello al sessantatreesimo piano della State Tower, oppure al Vertigo and Moon Bar del lussuoso Banyan Tree Hotel).
Altre presenze nostalgiche del passato si scoprono nelle località di Ayutthaya l’antica capitale del regno del Siam a nord di Bangkok, Chiang Mai, porta d’ingresso (o d’uscita) del Triangolo d’Oro, un territorio incastrato fra Tailandia, Birmania e Laos, e poi Chiang Rai dove il protagonista è lo stravagante Tempio Bianco. Il colore che dà il nome all’edificio sacro è propiziatorio, anticipa le nuance borotalco che avvolgono in un abbraccio di granellini di sabbia le coste delle iconiche isole tailandesi. Per riposarmi scelgo Koh Samui, nella parte meridionale del Golfo del Siam, dove è il ritornello mare-spiaggia-divertimento a scandire la vacanza. Anche qui non mancano i templi, così come non scarseggiano le statue di Buddha come quella, gigantesca e dorata, sulla costa di nord-est. Però se uno non va a Bangkok solo per il misticismo, di sicuro non mette neanche piede in un eden tropicale per dedicarsi esclusivamente alle visite culturali. Così alla fine mollo la valigia nella mia camera vista mare e parto alla scoperta dell’arte sublime messa in scena da madre natura, che qui ha disegnato alcune delle spiagge più belle del creato. Da Chaweng Beach, 7 chilometri di sabbia color latte, all’abbagliante Lamai Beach, fino al promontorio di Laem Samrong, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Sempre che non decidiate di fare un’escursione al Parco Marino di Mu Ko Ang Thong, un arcipelago di 42 isolette con un panorama da meditazione. Qui, dove il mare sembra una laguna di smeraldo, la vegetazione fiorisce ovunque e le spiagge brillano come lame di luce bordate di palme, non c’è bisogno di skybar per sentirsi in cielo. E nemmeno di spiriti guardiani per vivere una giornata di felicità.