Dopo la lunga quarantena abbiamo tutti un sogno: “perderci” in un orizzonte liquido color del cielo, abbracciato da granellini impalpabili di sabbia dall’effetto borotalco. Una cartolina comune a molti paesi del mondo, ma per scoprirla non serve volare lontano. Costa Rei, per esempio, è fra i litorali più magici della Sardegna: un tratto di costa a effetti speciali, incorniciato da gigli e ginepri, promontori di roccia e pinete verde smeraldo che nutrono l’anima e pacificano la mente. L’IGV Club Santagiusta si trova proprio qui, nel cuore protetto del paradiso. Non a caso è la prima struttura turistica in Italia a vantare la certificazione Iso 14001 per l’impatto ambientale zero, e in questa estate anomala ha adottato alla lettera tutti gli standard di sicurezza anti-Covid: sanificazione, tavolo riservato (e distanziato) al ristorante, ampi spazi in spiaggia e in piscina, un passaggio veloce alla reception per ritirare le chiavi della camera (il check-in avviene già in fase di prenotazione), la garanzia di poter contare su un personale altamente qualificato. Dagli animatori – anche per bambini – ai camerieri, agli sport trainer.
Santagiusta si trova a circa 60 km a nord di Cagliari, che non è più quella città «Nuda, ripida, ammucchiata spoglia dalla pianura verso il cielo», come la descriveva D.H. Lawrence nel 1921 in Mare e Sardegna, ma uno dei capoluoghi più affascinanti e vivaci del Mediterraneo. Da scoprire con l’occhio del viaggiatore colto e curioso, fra frammenti del passato e avamposti di una nuova forma di Dolce Vita che va dalla spiaggia (il Poetto, 12 chilometri di sabbia candida a pochi minuti dal centro) al cuore storico sbiadito dal sole e dalla salsedine, foriero di autentiche scoperte. Nel quartiere di Stampace, l’ex mercato civico è diventato la Mediateca del Mediterraneo, un polo culturale fra pareti color mattone alternate a grandi vetrate a tutta altezza dall’effetto hi-tech. Anche l’ex mattatoio di Villanova è il luogo deputato alla cultura, in tutte le sue declinazioni: abbreviato il nome in Exmà, è rinato come salotto urbano di tendenza per eventi culturali, festival, mostre, spettacoli.
“Rubato” il nome all’adiacente quartiere che nel Medioevo ospitò la comunità ebraica, da caserma militare Il Ghetto è stato convertito in un centro comunale d’arte e cultura, incantevole con i suoi spazi affacciati su una parte di mura di cinta. Anche l’ex Manifattura Tabacchi, nata nella seconda metà del ‘700 sui resti di un antico convento, è stata restituita alla città in tutta la sua bellezza post-industriale: oggi ospita start-up creative sotto l’egida della Regione.
L’epicentro monumentale del capoluogo è il quartiere Castello. Più precisamente piazza Palazzo – con la Cattedrale e Palazzo Regio – e la vicina Cittadella dei Musei, dove la grandeur del passato rivive attraverso le collezioni dei suoi edifici-simbolo: il Museo Archeologico, il più importante contenitore al mondo di arte nuragica, la Pinacoteca Nazionale, il Museo delle Cere anatomiche di Clemente Susini e quello d’Arte Siamese Stefano Cardu, dedicato alle antiche civiltà orientali. Cose note, facili da scoprire. Come i caffè letterari che nel labirinto della Cagliari downtown rivelano un humus culturale straordinario, dove perfino i cocktail diventano un pretesto per parlare di poesia.
«Castello, insieme ai quartieri di Marina e Villanova, è l’epicentro della vita letteraria cittadina», spiega lo scrittore-giornalista (ed ex dj) Francesco Abate, che nella sua città ha ambientato diversi romanzi, oggi fonte di ispirazione per tour urbani fuori dalle righe. Per una sosta fra il colto e il goloso c’è l’Antico Caffè 1885, un tempo frequentato da D.H. Lawrence, Grazia Deledda, Salvatore Quasimodo e Gabriele D’Annunzio. Oppure il bar Savoia, ai piedi del bastione di Saint Remy, fra i preferiti dai romanzieri cittadini, e il più giovane Babeuf, che in un unico spazio propone diverse essenze di tè, degustazioni di vino, aperitivi, piatti golosi e una piccola libreria dove i volumi si comprano o si consultano sul posto.
Nel saliscendi poetico della città, capita di scoprire indirizzi preziosi come Tramare, lo spazio di due stiliste sarde raffinatissime, Maria Cristina Boy e Margherita Usai: creano complementi d’arredo, cappelli, stole, foulard, con giochi di colore e fusione di materiali davvero unici. Per l’aperitivo di tendenza imperdibile la Food Hall de La Rinascente, progettata dallo studio londinese Lifschutz Davidson Sandilands, ma vanno forte anche i cocktail (e i piatti) di Inu Sardinian Wine Bar, e quelli di Libarium Nostrum, bar nel Castello con i tavolini all’aperto sparpagliati sulla spettacolare terrazza vista-mare. Sedetevi e ordinate l’Alligatore, un cocktail a base di Calvados, ispirato a uno dei personaggi dello scrittore noir Massimo Carlotto. Che qui oltretutto è un habitué, ogni volta che torna in città.