Nato in Cina, il rito del tè è diventato nel tempo un simbolo del Giappone. È una pratica antica e molto diffusa, ma non immaginate una versione orientale dell’afternoon tea britannico, con le foglioline polverizzate del prezioso matcha al posto di miscele di Darjeeling e tè nero di Ceylon, che in Inghilterra vengono servite con contorno di torte e scones. Lì, nel Paese del Sol Levante, la cerimonia del tè, chiamata Cha no yu oppure Sado, è quasi una religione. Non a caso affonda le sue radici nel buddismo Zen ed è considerata una delle tre grandi usanze sacre insieme al Kodo (l’ascolto meditativo del profumo dell’incenso) e all’arte dei fiori recisi (Kado).
Di una tonalità verde brillante, il tè matcha negli ultimi anni è diventato popolare in Occidente grazie alle sue qualità da super food: antiossidanti, depurative, antiage e disintossicanti. Lo beviamo come elisir miracoloso e per la consistenza fresca e cremosa, se vogliamo vivere l’esperienza della cerimonia cerchiamo una sala da tè che, seguendo più o meno alla lettera il protocollo, ci spiega come si svolge il rituale e come andrebbe sorseggiato. Manca però una cosa fondamentale: lo spirito (quello vero) della tradizione. Anche le location più raffinate non potranno mai ricreare fino in fondo la magia di avvicinare alla bocca la tazza in terracotta smaltata ripercorrendo alla lettera la coreografia esatta dei movimenti, ideati dai monaci e oggi fedelmente riproposti dai maestri cerimoniali nelle principali case da tè del Giappone.
Sintetizzando, le regole da seguire in una sala da tè giapponese (chiamata Chashitsu) sono: togliersi le scarpe, lavarsi le mani, sedersi sulle ginocchia aspettando che il tè una volta bollito venga sciolto nell’acqua con un chasen, il frullino in bambù. Il maestro cerimoniale porge la tazza al primo ospite, che storicamente era la persona più importante, dopodiché questi la passa agli altri commensali. Tutto con estrema calma e gentilezza, rispettando i quattro principi-cardine ancora oggi in vigore: l’armonia tra gli invitati, il rispetto, la purezza dell’ambiente nel quale si svolge il rituale e la tranquillità. Le ansie della vita quotidiana infatti devono rimanere fuori dalla stanza, cosa non insolita considerando che in Giappone l’Omotenashi, il prendersi cura degli ospiti, è parte dello stile di vita quotidiano.
La cerimonia del tè si pratica in tutto il Giappone, ma c’è una zona che, più di ogni altra, ha legato il suo nome al Cha no yu. È quella di Uji, la città a sud-est di Kyoto famosa per la coltivazione di matcha fin dai tempi del monaco buddhista Eisai, che nel XIII secolo introduce nel Paese le piante del tè. Più tardi, nel XVI secolo, il monaco Sen no Rikyū consolida e formalizza la cerimonia elevandola a rito integrante della cultura zen e della meditazione, e Uji diventa il centro di produzione delle foglie di tè matcha di qualità. Oggi il rito continua a vivere nelle tradizionali case da tè sul lungofiume, e durante i numerosi festival dedicati a questo antico rito e al raccolto delle preziose foglie.
Oltre alla cerimonia del tè, Uji regala la vista di un monumento bellissimo, protetto dall’Unesco: il tempio buddista di Byodo-in, amatissimo dai giapponesi e ritratto anche sulle monete da 10 Yen. Facilmente raggiungibile da Kyoto, la città è una delle tappe del nostro tour “Classic Okura”, che in una decina di giorni tocca tutte le località più famose, da Tokyo a Kyoto, da Kanazawa a Osaka, passando appunto per le verdi coltivazioni di matcha. Durante il viaggio, non mancheranno incontri ravvicinati con i luoghi-simbolo delle tradizioni giapponesi: come il Tsukiji, l’antico mercato del pesce di Tokyo, rinato come vivace quartiere di ristoranti e bancarelle di sushi, o come il Ryoan-ji a Kyoto, il celebre giardino zen preso a modello come perfetto esempio di semplicità e meditazione.
Classic Okura è anche l’occasione per immergersi nella modernità che caratterizza oggi la cultura giapponese. Le avveniristiche architetture (e i negozi griffati) del quartiere Omotesando a Tokyo, per esempio, oppure il distretto di Harajuku, famoso per la cultura pop. O ancora Odaiba, l’isola artificiale con i musei futuristici, la spiaggia e la vista mozzafiato sulla baia. Questi luoghi sono l’antitesi culturale ed estetica dei poetici templi e giardini storici, ma in un Paese dove tutto si trasforma i contrasti possono benissimo convivere e la cerimonia del tè (che non cambierà mai), sarà sempre una delle magie di un viaggio in Giappone. Piccole e preziose foglioline matcha, macinate a pietra fino ad essere trasformate in polvere verde come la Giava, che da sole valgono il viaggio.
Per informazioni: il tour Classic Okura dura 13 giorni compreso il volo dall’Italia, e si effettua da marzo a dicembre. Per informazioni e prenotazioni: www.igrandiviaggi.it/giappone/tour-in-giappone/Okura.cfm?viaggi.