Racconti di viaggio

KENYA

Nella debole luce dell’alba che buca l’oscurità della notte, le acacie ricamano con la loro silhouette l’atmosfera diafana della savana. Il sole si alza veloce e la radura di fronte a me s’illumina in un attimo: sta per cominciare un nuovo giorno nel parco dello Tsavo (diviso in Tsavo Est e Tsavo Ovest), che con i suoi 22mila chilometri quadrati di superficie è il più grande del Kenya. Un territorio dall’anima wild, dove i turisti a bordo di confortevoli 4×4 lasciano velocemente i lodge per vivere il momento più atteso della vacanza, il game safari a “caccia” dei big five.

I cinque grandi animali della savana (leone, elefante, leopardo, bufalo e rinoceronte) non si avvistano sempre, o almeno non tutti insieme, non in un’unica giornata. Ci vuole un po’ di fortuna, e ci vuole una guida esperta che conosca le pieghe del territorio e le pozze d’acqua dove i mammiferi vanno ad abbeverarsi. Io “incontro” subito i bufali e gli elefanti che sollevano l’acqua con la proboscide, regalando a chi li osserva momenti di felicità pura. In lontananza, la vetta innevata del Kilimangiaro domina le praterie keniote e sembra invogliare la mia guida-ranger a raccontare storie e leggende africane, come quella dei due leoni dello Tsavo, mangiatori di uomini, che hanno ispirato il film di Stephen Hopkins “Spiriti nelle tenebre”: «In pochi mesi uccisero 135 operai impegnati nella costruzione della ferrovia», sottolinea con toni teatrali. Anche se non credo a tutto quello che dice (le ultime ricerche ridimensionano di molto il numero di decessi), so per certo che i due felini vennero abbattuti e venduti, imbalsamati, al The Field Museum di Chicago.

Nel parco successivo, l’Amboseli, mi aspettano nuovi scenari. Anche se è fra i più piccoli parchi nazionali del Kenya, ha la fama (meritata) di essere un luogo spettacolare. In poco più di 300 chilometri quadrati racchiude una varietà infinita di paesaggi, dalle pianure alle boscaglie, dalle paludi alle rocce vulcaniche. Ed è abitato da molte specie di uccelli, oltre che da numerosi branchi di elefanti, leoni, antilopi, zebre, bufali. Per avvistarli, il rituale è lo stesso dello Tsavo e di tutti i grandi parchi africani: sveglia all’alba e poi via, a bordo di una jeep, binocolo e macchina fotografica alla mano per non perdere neanche un secondo della mitica apparizione, quella degli animali che si “concedono” alla vista prima si scomparire nel tappeto ocra della prateria o nel verde della boscaglia dalla quale erano sbucati.

Al Masai Mara, che non è un parco ma una riserva faunistica nella pianura del Serengeti, la fauna è talmente vasta da non parlare più di Big Five, bensì di Big Nine, includendo anche ippopotami, giraffe, zebre e i velocissimi ghepardi. In questo eden primordiale, tappa imprescindibile per chi vuole scoprire l’anima selvaggia del Paese, arrivo dopo essermi fermato in prossimità del Lago Nakuru, una meraviglia liquida nella Rift Valley con la più alta concentrazione al mondo di fenicotteri rosa. Una volta varcati i cancelli della riserva, che deve il suo nome all’omonima etnia di abitanti che vive da sempre nel territorio, il primo, magico incontro è con i rinoceronti, subito seguito dai leoni stesi pigramente al sole: «È solo l’assaggio, sei in una gigantesca Arca di Noè popolata da antilopi, scimmie, gazzelle, ippopotami, felini e coccodrilli», mi spiega, a ragione, la guida.

I miei compagni di viaggio prenotano un volo in mongolfiera, io preferisco rimanere in una più realistica dimensione terrena per respirare le atmosfere e i rumori della savana, percepire l’adrenalina degli animali che fiutano i predatori, contemplare l’orizzonte e accarezzare l’erba pettinata dal vento. Cerco di trattenere ogni sensazione di Africa wild in vista della mia prossima tappa, la cittadina costiera di Watamu, dove Ernest Hemingway si lanciava in battute di pesca e dove sorgono alcuni dei resort più belli della nazione. Al Blue Bay, abbracciato da due baie candide all’interno di un parco marino, mi aspettano ore di ozio sulla spiaggia bianchissima e un centro diving che è un invito continuo a scoprire le meraviglie del mondo sommerso: pesci e coralli dopo bufali e leoni. Benvenuti in Africa.