Di recente sono stato al Blue Bay, in Kenya. Un resort con due spiagge di sabbia fine come borotalco, candide, accecanti, all’interno del parco marino di Watamu (dove anni prima che diventasse area protetta, Ernest Hemingway si lanciava in avventurose battute di pesca al marlin). Questo eden liquido dichiarato Biosfera dall’Unesco, è un mondo degli abissi che si eleva verso il cielo, abbandonando il blu intenso delle profondità più remote per sfumare nelle mille trasparenze che dipingono la superficie dell’acqua. Lo consiglio a tutti coloro che sognano qualche giorno di pace lontano dal mondo, per ricaricare le pile facendo indigestione di silenzi. Ma anche a chi anela ad albe primordiali e ritmi di vita africani, fra spiagge che emergono con la bassa marea e luoghi di grande fascino naturalistico affacciati sull’orizzonte liquido dell’oceano.
Dopo la poesia del mare, il fascino ipnotico della terra
In lingua swahili safari significa viaggio. Per vivere la magica esperienza che avvicina l’uomo alla natura, dalla costa ho viaggiato verso l’interno, fino al Parco dello Tsavo, che con i suoi 22mila chilometri quadrati di superficie è il più grande del Kenya. Diviso in Tsavo Est e Tsavo Ovest, si esplora in 4×4 alla ricerca di scorci paesaggistici e animali secondo una modalità di caccia (fotografica) comune a tutti parchi kenyoti: si arriva nei punti dove una jeep ha avvistato uno dei big five (leoni, elefanti, leopardi, bufali, rinoceronti), e come in un drive-in nel bel mezzo del nulla si ammira lo spettacolo. A volte è un leone, o un branco di leonesse che accudiscono i cuccioli. Altre un elefante o un rinoceronte. Più difficile avvistare i leopardi, ma io sono stato fortunato, era sul tronco di una grande acacia a pochi metri dalla mia vettura guidata da un ranger bravissimo, di quelli che hanno il fiuto giusto. Indispettito dal nostro arrivo, l’animale è sceso dall’albero e con aria indifferente ha sfiorato l’auto per scomparire nel verde della savana, lasciandomi a bocca aperta e con una buona dose di adrenalina in corpo. Niente male come primo incontro!
Dove vivono gli elefanti
Un terzo degli elefanti che popolano i parchi del Kenya vivono nello Tsavo. Un confronto fra titani: il più grande parco del paese ospita il gigante africano, sullo sfondo di una poesia di paesaggi differenti e contrastanti, dalle aride pianure pianeggianti attraversate dal fiume Galana a Est, alle aree montuose dello Tsavo Ovest, famoso per le paludi, il lago Jipe e le sorgenti naturali di Mzima che scavano chilometri di cunicoli nel sottosuolo prima di emergere all’aria aperta generando un lago cristallino abbracciato da una siccità assoluta. In questo luogo che sembra un miracolo della natura vivono pesci, tartarughe, coccodrilli, e con un po’ di fortuna si avvistano gli ippopotami. Per aumentare le chance basta “immergersi senza bagnarsi” nella capanna d’osservazione subacquea, con le finestre (pardon, gli oblò) affacciate sulle meraviglie sommerse. Poesia allo stato puro.
Fra libri e cinema
Allo Tsavo si respirano le atmosfere africane dei libri di viaggio. Ma si rivivono anche miti storici e cinematografici, come quello dei leoni-demoni narrati da John Henry Patterson (l’ingegnere capo britannico che alla fine dell’Ottocento sovrintendeva i lavori di costruzione della ferrovia Uganda Railway), nel suo libro “The Man-Eaters of Tsavo”, poi immortalati sul grande schermo con il film “Spiriti nelle tenebre”. Nonostante alcuni dettagli irrealistici, la veridicità della vicenda nelle sue linee generali è stata riconosciuta: racconta di una coppia di felini maschi che uccidono diversi operai, attaccando di notte, nonostante gli appostamenti di guardia, come se fossero posseduti da spiriti malvagi. Dopo molte settimane di appostamenti Patterson riuscì a uccidere i due animali e a venderli, imbalsamati, al Field Museum di Chicago, dove sono tuttora esposti. Chissà, magari un giorno andrò a vederli.