Racconti di viaggio

Fuga di primavera: dal Sudafrica alle Seychelles

Nell’anno del centenario di Nelson Mandela non potevo non inserire il Sudafrica nel mio carnet di viaggi. Però il grande leader che ha guidato il cammino verso la democrazia, primo presidente nero del Paese e vera icona mondiale (nel 1993 ha vinto il Nobel per la Pace), è “entrato” solo in parte nel mio itinerario di viaggio.

Una volta visitate Cape Town (dove non potete perdere il nuovo, super cool Museo Zeitz di arte contemporanea) e Robben Island, l’isola-carcere oggi dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, sulla quale Madiba ha trascorso 18 anni di vita, ho subito scelto di prendere la “via del parchi”. Mpumalanga, Kruger, Hazyview… Aree spettacolari che da sempre sognavo di esplorare, e che finalmente, grazie al pretesto del centenario di Mandela, mi sono deciso a scoprire.

La provincia di Mpumalanga è una cartolina verde di panorami infiniti interrotti qua e là dall’abbraccio delle montagne. “The place where the sun rises”, dicono i locals, e infatti ci troviamo nella parte orientale del Paese, a nord del KwaZulu-Natal e al confine con lo Swaziland, uno staterello grande come un francobollo che fa pensare a un lembo di Svizzera trapiantato sul suolo africano. Nel Mpumalanga ho visto cascate mozzafiato, canyon infiniti, ho assaporato con ogni cellula la dimensione eterna e ancestrale della natura sentendomi libero come le aquile che vedevo librarsi in cielo. E ho partecipato al primo safari fotografico di questo viaggio, nella Riserva privata di Kapama, dove vivono i Big Five, ovvero i cinque grandi abitanti della savana: leoni, leopardi, elefanti, bufali e rinoceronti.

Gli stessi animali si possono incontrare anche nel vicino Kruger Park, il più grande e famoso “recinto” protetto del Paese, adiacente a Kapama. Non faccio in tempo ad arrivare ed ecco un rinoceronte… «scuro e massiccio, con quella sua testa enorme che pare tirata in su verso il cielo dal corno protervo. Ci guarda stando di faccia, poi si gira e si allontana al trotto… Più lontano, tre o quattro elefanti ci fissano immobili e pronti… Poi ecco i leoni. Sono un gruppo numeroso, meriggiano fuori dal sole, all’ombra di un’acacia». Cartoline africane “rubate” da un vecchio servizio di Alberto Moravia sulla terza pagina del Corriere della Sera, che rendono tutto l’incanto di un viaggio nel Continente Nero a caccia (fotografica) di animali.

Nel bush, senza troppa difficoltà s’incontrano i leoni. Piccoli branchi sparpagliati su tutto il territorio, facilmente avvistabili alla mattina presto e al tramonto, quando si spostano pigri alla ricerca dell’acqua. Li vedi dalla jeep, ma oltre alle escursioni in 4×4 nel Kruger si possono fare anche safari a piedi, a dorso di elefante, oppure di notte sotto le stelle. Poi lascio questo paradiso ancestrale e perfetto, dove la forza della natura ti travolge come il boato di una cascata lasciandoti ricordi indelebili (avete mai sentito parlare del mal d’Africa?), e dirigendomi verso Hazyview vedo scorrere dal finestrino dell’auto le altre meraviglie per le quali il Mpumalanga è famoso: il punto panoramico God’s Window, che sembra davvero una finestra su un mondo popolato da dei (o la finestra di Dio sul mondo), e le straordinarie formazioni rocciose del Blyde River Canyon, fra i più grandi del pianeta, dove la vista spazia dai ruscelli alle colline, dalle cascate alle gole montuose. Questo mosaico di meraviglie ha un nome, Panorama Route, ed è uno dei percorsi naturalistici più affascinanti che io abbia mai avuto la fortuna di ammirare; vale davvero la pena di scoprirlo, prima o dopo la magia dei safari per avvistare gli animali.

Sono un paradiso anche Mahé e Praslin, due isole delle Seychelles che galleggiano al largo della costa orientale africana, facilmente raggiungibili con una comoda escursione aerea dal Sudafrica. A Mahé, l’isola principale dell’arcipelago, scopro che la capitale Victoria custodisce una curiosità come la Torre dell’Orologio che sembra un Big Ben londinese in miniatura, e qualche chicca come le case in stile creolo e un bel giardino botanico. Giusto una visita veloce perché il richiamo del mare (e della spiaggia) è forte. Praslin è un eden tropicale di sabbia bianca, accecante, finissima, dall’effetto borotalco, che custodisce all’interno il cuore verde della Vallée de Mai (che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’Umanità).

Lì si possono toccare con mano i Coco de Mer, le noci più pesanti del mondo (possono superare i 20 kg di peso) che nella forma ricordano il basso ventre femminile. Sono il simbolo delle Seychelles, e qualcuno li ha scherzosamente ribattezzati “coco d’amour”.