Racconti di viaggio

Dai grattacieli di Hong Kong al mare delle Filippine

L’amore a prima vista, l’emozione della baia più affascinante del mondo, la vibrazione di una città in continuo fermento. È con questi sentimenti che ricordo il mio viaggio a Hong Kong, la sfavillante metropoli asiatica di oltre 7 milioni di abitanti, costruita per metà su un’isola e per metà sulla terraferma, dove l’atmosfera cinese si mescola alle insegne scintillanti di grattacieli modernissimi. Prima sorseggi cocktail in un lounge bar frequentato dai creativi più ricchi del pianeta, poi ti perdi nel caos affascinante del mercato del pesce, o ti ritrovi in compagnia di un indovino che predice il futuro. Hong Kong è così, una città senza quartiere dove il tempo scorre alla velocità della luce, seppur saldamente – e orgogliosamente – ancorata al proprio passato.

In città ci sono bar esclusivi in cima ai grattacieli, come Ozone, ma anche mercati (un’infinità) e distretti urbani cristallizzati nel tempo. Per ammirare il tramonto puoi salire su un ferry che naviga nella baia fino al Victoria Harbour, per fotografare lo skyline invece devi andare al Victoria Peak (ci arrivi in tram), la montagna verde di poco più di 500 metri di altezza che regala la migliore vista panoramica sulla metropoli. Lo shopping ha mille indirizzi, dalle gallerie antiquarie di Hollywood Road alla miriade di negozi di elettronica e di macchine fotografiche, che costano molto meno che in Italia. Basta recarsi a Nathan Road, il “miglio d’oro” del commercio nel cuore metropolitano di Kowloon, e fare la spola fra i diversi centri commerciali. Sulla via, lunga 3 chilometri, si affaccia anche Sam’s Tailor, sartoria indiana di alto livello che confeziona in 24 ore abiti su misura. Nell’albo d’oro dei suoi clienti spiccano nomi blasonati come il principe Carlo, Kate Moss, Sigourney Weaver e i Tears for Fears.

Shopping anche dopo il tramonto nel mercatino notturno di Temple Street: abbigliamento a buon prezzo e tanto folclore, con i cinesi che mangiano e giocano lungo la strada. Durante il giorno, non perdete la visita al Ladies Market, specializzato in abbigliamento femminile, al mercato della giada oppure allo Stanley Market. Tradizionali, ma di ben altro livello, le creazioni di Shanghai Tang, maison d’abbigliamento fondata nel 1994 da David Tang, che da un anno parla italiano: l’ha rilevata l’imprenditore toscano Alessandro Bastagli, e anche se molti abiti sono realizzati con sete made in Italy, mantengono quel gusto asiatico-chic (contemporaneo, però) grazie al quale il brand è diventato famoso.

La vecchia Hong Kong sopravvive nel tempio di Man Mo, o nella miriade di locali fumanti di vapori che cuociono cibo a tutte le ore del giorno e della notte. Qui però ogni cosa è doppia, per ogni street food improvvisato c’è l’equivalente opposto, non a caso è boom di ristoranti blasonati che hanno proiettato la metropoli ai vertici mondiali dell’alta gastronomia. Ci sono posti pieni di fascino come le tea house Luk Yu e, dove ci si siede a sorseggiare tè seguendo rituali ancestrali. Ma ci sono anche ristoranti contemporanei come Little Bao oppure The Chairman, dove la cucina cantonese tocca punte di vera eccellenza.

Nel carosello metropolitano la tradizione va a braccetto con la modernità: palazzi fatiscenti convivono con case vittoriane e i grattacieli più costosi del mondo, Rolls-Royce e Mercedes viaggiano fianco a fianco con gli ultimi risciò, mentre le distanze sono annullate da metropolitane velocissime, ponti, tunnel sott’acqua, strade a sei corsie che inghiottono gli ultimi spazi liberi di territorio. All’orizzonte, intanto, il profilo dei grattacieli è sempre più alto: i 367 metri della Bank of China (costruita da I. M. Pei & Partners secondo i principi del Feng Shui) svettano accanto alla vertiginosa verticalità dell’ICC, l’International Commerce Centre che con i suoi i 484 metri d’altezza si è accaparrato un posto nella classifica degli edifici più alti del mondo. A questo fenomeno urbano inarrestabile si aggiungono nuovi gioielli che fanno la gioia dei patiti di architettura (come il sottoscritto). L’ultimo in ordine di vernissage è Tai Kwun, un carcere, poi stazione di polizia, riqualificato in centro policulturale dalle archistar Herzog & de Meuron. Sempre a firma del duo svizzero nel 2019 arriverà anche l’attesissimo M+, un museo dedicato all’arte, la cultura, l’architettura e il cinema del XX e XXI secolo, sulle rive di West Kowloon. Da non perdere.

Da Hong Kong a Manila, capitale delle Filippine, sono circa due ore di volo. Dopo l’indigestione di grattacieli ho cercato un po’ di riposo sulle isole di questo arcipelago (non tutte ovviamente, sono più di 7000) “scoperto” da Ferdinando Magellano nel 1521 e battezzato con il nome di un sovrano spagnolo, Filippo II. Ho scelto Cebu e Bohol, due perle verdi che galleggiano su un mare blu cobalto, fra la Cina meridionale e il Borneo Malese. La prima regala mercati pittoreschi, la chiesa del Santo Niño, eletta al rango di basilica, antiche fortezze spagnole e deliziosi negozi di antiquariato. Oltre a spiagge candide come borotalco che sprofondano dolcemente in un mare da urlo, perfetto per le immersioni. Bohol la raccomando, oltre che per il bagno di sole e mare, per la bellezza dell’entroterra, con i sentieri per il trekking, il santuario dei tarsidi (i piccoli primati notturni del sud-est asiatico) e le Chocolate Hills: oltre mille colline a forma di cono, simili a giganteschi panettoni color smeraldo che nella stagione secca virano al marrone, nel bel mezzo del Pacifico.