Racconti di viaggio

CROCIERA SUL NILO

Appare timidamente all’orizzonte e tinge il cielo color rosa. C’è chi dice che è in quell’istante che i sogni prendono forma, quando ancora il sole deve nascere e la notte si sta dissolvendo pian piano.

Si chiama aurora e precede l’alba.

Quando fai una Crociera sul Nilo questo diventa il tuo appuntamento fisso, un rituale che ti mancherà per il resto della tua vita. Ti cerchi un angolino tutto per te e ti siedi, le gambe incrociate, sul ponte della motonave, una leggera brezza ti accarezza il viso e con un po’ di pazienza aspetti che anche quel mattino l’aurora rinasca. E lei non si fa attendere, puntuale come sempre ti lascerà a bocca aperta…

Qualche minuto di contemplazione e poi via, alla scoperta di questo incredibile mondo, i cui segreti ad oggi restano tali, preservati ed avvolti dalla sabbia trasportata dal vento caldo del Sahara.

Con la fine di settembre le temperature sono più miti, il sole meno violento ed il caldo dell’Egitto decisamente più sopportabile. Per scendere a terra, attraversi una motonave dopo l’altra, perché vengono attraccate non seguendo la banchina ma parcheggiate fianco a fianco. Sei sulla riva occidentale del Nilo e tra non molto ti troverai catapultato in una delle necropoli più grandi al mondo: la Valle dei Re e delle Regine. Stupefacente la tomba dedicata alla bellissima Regina Nefertari, ricca di colori che vanno dal verde, al rosso, all’ocra e al blu con decorazioni in rilievo. Poco distante il tempio monumentale della Regina Hatshepsut, la prima donna faraone della XVIII dinastia, il cui corpo venne rimosso e spostato in un’altra tomba, la cui vera identità venne svelata solo qualche anno fa grazie al ritrovamento di un dente!

Ormai il sole è perpendicolare e riflette i propri raggi sui templi di Luxor e Karnak, sulle sfingi a testa di ariete che ne delimitano il viale d’accesso. Ho sempre pensato che il successo di un viaggio, di quelli che ti restano nel cuore per sempre, lo faccia per l’80% la guida turistica che ti accompagna. In Egitto questa mia convinzione non si smentisce: sarai circondato da guide appassionate e molto preparate, innamorate del proprio mestiere, instancabili come un tempo erano i loro antenati. Grazie a loro un sasso si trasforma in un effige enigmatica, lo squarcio in una roccia nella sontuosa dimora di un principe, un fiore, quello di loto, che si chiude la sera e rinasce ogni mattina, la certezza di un’altra vita oltre la vita terrena.

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La nostra guida approfitta dei tempi morti per raccontarci aneddoti, incantarci con storie altamente improbabili, ma assolutamente fantastiche. Una di quelle che più mi è rimasta impressa è l’utilizzo della polvere d’oro con cui le regine si facevano cospargere il corpo. Mani sapienti vi incidevano graffiti, trasformandolo in un raffinato body painting. Non si trattava però di abbellire ulteriormente l’aspetto fisico delle regine. La vera ragione era quella di poterle controllare. Infatti la polvere d’oro rimaneva irrimediabilmente appiccata sotto i polpastrelli delle dita dello schiavo o di chiunque osasse toccarle!

Risalgo a bordo della motonave e proseguo verso la chiusa di Esna. Una ad una le imbarcazioni vi si fermano davanti in attesa del proprio turno. Man mano che l’acqua viene fatta entrare anche la nostra motonave si innalza insieme al livello dell’acqua e scivola dalla parte opposta. Raggiungo il maestoso tempio di Edfu, un immenso complesso dedicato al dio falco Horus, signore della profezia, della musica, della bellezza e dell’arte, con il sole al posto dell’occhio destro e la luna al posto di quello sinistro.

Si naviga risalendo il fiume, verso la sua sorgente, e si visita il tempio di Kom Ombo, sulla riva orientale dedicato agli dei Sobek, il dio coccodrillo, dio dell’acqua e della fertilità, e Haroeris.

Ad Aswan arriviamo al calar del sole. Una luce morbida si posa sopra il tempio di Philae e scompare dietro l’Obelisco incompiuto.

Domani mi aspetta l’ultima tappa di questo suggestivo e romantico navigare lungo il Nilo.

Visiterò Abu Simbel, meravigliosa ed unica testimonianza artistica, terribilmente distrutta da un forte terremoto, seppellita e quasi interamente ingoiata dalla sabbia del deserto, resuscitata grazie al suo ritrovamento da parte di una spedizione di archeologi svizzeri, di nuovo minacciata di scomparire sotto l’acqua di un enorme lago artificiale. E invece ancora oggi sopravvive e ci ammalia con tutto il suo fascino millenario, fedelmente riassemblata poco distante dalla sua edificazione originaria.

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Con gli occhi ancora ubriachi da quest’immagine sorseggio una tazza di karkadè, pienamente appagata dal mio viaggio, un viaggio dove il mistero non ha mai smesso di regnare.

Di lontano una feluca scivola silenziosa e pigra verso le stelle della sera, così come le barche dipinte sulle pareti dei templi accompagnavano i defunti nell’aldilà. Immagini astratte che ricordano astronavi proiettate verso galassie lontane e sconosciute, verso le quali ancor oggi non ci è concesso di conoscere il modo per raggiungerle…