Racconti di viaggio

Colori e costumi del Rajasthan

Il Rajasthan è il Paese dei re: è l’India più bella, dove i castelli dei maharaja evocano ricchezze d’altri tempi e i percorsi – fiabeschi – ti proiettano in un caleidoscopio di palazzi sfarzosi, templi decorati come merletti, “città d’oro” che si specchiano nei laghi. Una terra del sogno, che fa bene alla vista e allo spirito: qui il detto comune, “per un occidentale l’India è troppo”, viene azzerato dalla bellezza che si svela a ogni passo.

DA NEW DELHI AI PALAZZI PINK. In sanscrito maharaja significa “grande re”. E il Rajasthan, stato dell’India nord-occidentale, grande poco più dell’Italia, ti cattura con la sua dimensione imperiale. Palazzi rosa, rossi, color ocra, sono le cartoline cariche di meraviglia dopo l’impatto, un po’ disorientante, con il caos magico di Old Delhi: la parte antica della capitale-metropoli dove la visita al Raj Ghat (il mausoleo dove è stato cremato Gandhi) è un obbligo, e la vista dei tuk-tuk colorati sul viale imperiale che si allunga per 4 chilometri fino al memoriale dell’India Gate, uno spaccato di folclore sociale (lì si sono svolte anche tutte le parate della storia indiana). Troppo grande ed enigmatica per essere raccontata in poche righe, prendete New Delhi come il luogo nel quale si atterra dopo un volo intercontinentale. La porta dell’India e la prima tappa di questo viaggio alla scoperta della “fiaba indiana”.

UN ACQUERELLO DI COLORI. Dicono che Jaisalmer sia una città color miele ai confini con il deserto del Thar. Che a Jodhpur le case dei bramini siano dipinte di blu, che Pushkar, meta sacra per gli hindú, ricordi l’arcobaleno grazie ai numerosi mercati e al via vai dei pellegrini in abiti colorati, mentre Jaipur, la capitale del Rajasthan, ti rapisce con le sue sfumature rosate. Non resta che andarle a vedere, queste città meravigliose, dove le nuance cromatiche vanno di pari passo con la ricchezza sofisticata dei palazzi incisi da mille decorazioni, in un tripudio stilistico senza uguali. Io sono partito da Jodhpur, 600 chilometri a sud-ovest da New Delhi: una poesia color indaco annunciata dall’imponente silhouette del Forte Mehrangarh, che all’interno ti incanta con un labirinto di sale e saloni, compreso quella dell’incoronazione. Come spiegano le guide, appartiene da secoli alla famiglia reale. Il maharaja però non abita più qui: vive nel lussuoso Umaid Bhawan Palace, un edificio in stile Art Déco, grande come una Versailles indiana, che è stato in parte convertito in hotel.

DALLA CITTÀ SACRA AI FASTI DELLA CAPITALE. Difficile dire cosa sia più coinvolgente, il reticolo urbano ad alto indice religioso di Pushkar, la città santa, o la grazia raffinata della capitale del Rajasthan; il Tempio di Brahma, fra i pochissimi al mondo dedicati a questa divinità, oppure il Palazzo dei Venti, biglietto da visita di Jaipur con i suoi cinque piani in arenaria lavorati a nido d’ape. Fa tutto parte della grande magia: edifici, visioni di pietra, sfarzo, incanto, semplicità. Nel Paese dove «l’impensabile diventa pensabile e l’improbabile accade davvero», come sostiene la scrittrice Arundhati Roy, fra le 100 persone più influenti al mondo secondo il Time, Pushkar è una crisalide cristallizzata nel tempo. I suoi templi – circa 400 – affacciati sui tre laghi spuntati dai petali del fiore di loto del dio Brahma, fanno da calamita ai pellegrini hindú che vengono fin qui per purificarsi nelle loro acque. Si affollano fin dall’alba sui ghat, le scalinate monumentali che circondano le sponde, e aspettano, pazienti, il proprio turno per l’abluzione. A Pushkar c’è anche una fiera pazzesca dedicata ai cammelli: va in scena ai primi di novembre, in base ai flussi lunari, e richiama ogni anno circa 200mila persone.

INCANTEVOLE JAIPUR. Stateci più che potete: nella capitale del Rajasthan la fiaba indiana tocca il suo apice, nell’incantevole cornice di palazzi che nella seconda metà del XIX secolo furono tutti dipinti di rosa – colore dell’accoglienza e dell’ospitalità – in occasione della visita del principe di Galles, futuro re britannico con il nome di Edoardo VII. Scoprite il Forte Amber che domina la vallata alle porte della città, poi entrate nel Palazzo dei Venti (o Hawa Mahal), con le mura ricamate da un mosaico di bow-window dietro il quale le donne dell’harem potevano guardare fuori senza essere viste. La magia continua nell’Osservatorio Astronomico (Jantan Mantar), costruito tra il 1727 e il 1734, ricco di strumenti scientifici, quindi al City Palace, che in realtà non è un palazzo ma un vasto insieme di edifici, giardini e cortili. Abitazioni private, templi, musei, altri palazzi. Si può prendere un tè nella veranda dell’hotel Samode Haveli, pranzare nell’ex residenza reale Suján Rajmahal Palace, comprare i tessuti al bazar Kishanpole e i gioielli al Johari Bazar. Consiglio anche la visita a designer e orafi blasonati come The Gem Palace, la cui fama ha da tempo varcato i confini della città rosa.

AGRA, LA CITTÀ DELL’AMORE. Non si può visitare l’India senza tuffarsi nelle meraviglie del Rajasthan. E non la si può lasciare senza essere passati da Agra, nel confinante stato di Uttar Pradesh, per stupirsi davanti al Taj Mahal. Questo monumento, eletto a icona di ogni viaggio sul suolo indiano, è il simbolo di una grande storia d’amore: fu fatto costruire all’inizio del XVII secolo dall’imperatore moghul Shah Jahan in memoria della moglie defunta, e alla sua realizzazione parteciparono 20mila persone, dirette dagli architetti Ustad Ahmad Ma’mur Nadir al-Asqr e Ustad Hamid. Appare da lontano come un miraggio bianco, ricamato da delicati motivi floreali in pietre dure policrome, nel mezzo di giardini e specchi d’acqua, e per descriverlo non c’è definizione migliore di quella del poeta Rabindranath Tagore: «una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo».