Per chi è già stato in Colombia (come il sottoscritto) e per chi non ci ha mai messo piede, quali sono le cinque cose che non si possono assolutamente perdere? Premesso che il Paese che ha dato i Natali al premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez offre di tutto, dalle cascate all’architettura coloniale, c’è un tour che più di ogni altro vi consiglio di non perdere: quello archeologico. Fra parchi e musei, durante il tragitto scoprirete mercati pittoreschi, campi di cotone e un osservatorio astronomico che, giuro, vi farà “toccare” le stelle con un dito.
Bogotà
La capitale della Colombia un tempo era considerata l’Atene del Sudamerica. Oggi è una città di 8 milioni di abitanti che conserva architetture bellissime, dalle chiese rinascimentali al distretto della Candelaria che vanta il maggior numero di edifici coloniali. Passando per il centro storico l’occhio cade inevitabilmente sui suoi monumenti più famosi, dal Teatro Colón a Plaza Bolívar, dalla Cattedrale al Capitolio, ma se rimane tempo non perdete queste due chicche: il Museo Botero, che oltre alle opere del celebre artista colombiano vanta anche tele di Matisse, Chagall, Monet. E poi la “Zona G”, alias “Zona Gourmet”, dove l’esperienza gastronomica spazia dalle proposte di chef cresciuti in Europa a quelle di cucina andina. Fra gli imperdibili c’è il ristorante Rafael, famoso per i piatti di carne e ceviche in un ambiente di raffinata eleganza contemporanea.
Popayán
Questa città a 1700 metri di altitudine stretta nell’abbraccio della Cordillera Occidental e Central, curiosamente citata da Giacomo Leopardi nelle operette morali, incanta per la sua architettura coloniale color della neve. Una ciudad blanca dove i palazzi dipinti a calce, ordinatamente disposti lungo le vie a scacchiera, si aprono alla vista di patii silenziosi, chiese, musei, ai quali il colore bianco dona un aspetto magico e surreale. Si cammina a piedi, e dal Parque Caldas, la piazza centrale, si segue l’aroma del caffè (forte, nero, intenso) per poi lasciarsi tentare dai ristoranti che, come a Bogotà, sono l’epicentro di piaceri sublimi (non a caso l’Unesco l’ha nominata città della gastronomia). Un assaggio di humitas, polpette di mais ripiene, avvolte in foglie di pannocchia cotte al vapore, poi si parte alla volta di Silvia per visitare uno dei mercati artigianali più belli del continente. È anche l’occasione per incontrare gli indios Guambianos, che da secoli si esprimono nella moda con un gusto tutto loro: bombetta nera in testa, poncho blu sulle spalle, gonna sia per uomini che per donne, comode scarpe per camminare. Ogni colore ha un significato legato al simbolismo della natura, dal bianco che esprime purezza all’indaco legato alla profondità del cielo.
San Agustín
Quello di San Agustín (nel dipartimento di Huila) è il parco archeologico più grande del Paese, quello con la più alta concentrazione di statue. L’Unesco l’ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità con questa motivazione: “la maggior concentrazione di sculture megalitiche e monumenti religiosi del Sud America, all’interno di un paesaggio spettacolare… Un inno alla creatività della cultura andina che abbraccia un arco temporale dal primo all’ottavo secolo”. L’area è vasta e comprende, fra le altre cose, un museo e un suggestivo percorso chiamato “la foresta delle statue”: un sentiero riparato dalle fronde degli alberi, dove le lapidi scolpite sembrano giocare a nascondino con le piante e i fiori.
Neiva
Gli oltre 200 chilometri che separano San Agustín da Neiva sono un concentrato di meraviglie naturali cadenzate da sbalzi di quota, variazioni di temperatura e un patchwork di paesaggi che va dalle piantagioni di caffè alle coltivazioni di riso e cotone, compreso un deserto, quello di Tatacoa, che sembra una gigantesca opera di land art. Qui, fra pendii colorati, cactus a forma di candelabro alti fino a 7 metri e curiose formazioni rocciose che sbucano dal terreno, di notte si osservano le stelle: la mancanza di inquinamento luminoso (e la vicinanza all’Equatore) regala la vista di decine di costellazioni, tant’è che arrivano da tutto il mondo per puntare gli occhi verso la volta celeste, così luminosa e densa da sembrare sospesa appena sopra le nostre teste.
Cartagena
Questa città è un luogo da “Dolce Vita” in salsa sudamericana. Skyline scintillanti e un cuore antico che conserva lo stile dei tempi dei conquistadores (la ciudad amurallada protetta dall’Unesco), con le architetture coloniali, i balconi in legno, i cortili avvolti nell’ombra. Impossibile lasciarla senza aver visto il polmone verde di Plaza Bolivar e Plaza Santo Domingo con la scultura di Fernando Botero, la Cattedrale (meglio ancora se durante un matrimonio: qui sono elegantissimi, un vero spaccato di vita) e la colorata Iglesia de Santo Domingo. Visto poi che era la città preferita di Gabriel García Márquez, si possono cercare tracce dei suoi libri fra le vie e i locali storici. L’amore al tempo del colera rivive nel quartiere di Getsemani, mentre l’Hotel Santa Clara, che anticamente era un convento, ha ispirato alcune pagine Dell’amore e di altri demoni.