Cos’è la felicità? Domanda difficile da affrontare nelle pagine di un blog di viaggio, ma se mettiamo da parte gli aspetti psicologici e filosofici, la risposta può essere più semplice di quanto si possa immaginare. Per me la felicità è un orizzonte di dune che lambisce una costa color borotalco. È la gioia di camminare sulla battigia respirando la brezza dell’oceano lontano dal caos quotidiano, quando i pescatori tornano con il loro bottino di caccia e il sole si alza veloce sulla linea del mare. Una cartolina comune a molte coste del mondo, direte… Qui però sono in un posto speciale: Jericoacoara, spiaggia infinita e primitiva dello Stato del Ceará (dove sbarcarono i portoghesi nella metà del Seicento), nel Nord-Est del Brasile.
Jericoacoara
A Jericoacoara (che i locali chiamano Jeri) la natura si lascia guardare negli occhi, ed è amore al primo sguardo. Fino a poco più di vent’anni fa qui non c’era niente, giusto qualche casa di pescatori abbracciata da sabbia, dune, palme, oceano, lagune d’acqua dolce che virano dal turchese allo smeraldo. Troppo isolata (sono quasi 300 chilometri da Fortaleza) per il turismo mordi e fuggi, oggi questa spiaggia considerata fra le più belle del pianeta è una rinomata meta tropicale per chi cerca il giusto equilibrio tra tradizione, raffinatezza e preservazione dell’ambiente, visto che nel 2002 la zona è stata dichiarata parco nazionale. Qui ho camminato in un deserto di dune color latte ammirando le onde cavalcate dai surfisti e l’arco di roccia che fa da trait d’union fra la terra e il mare. E sono stato rapito dal tramonto, considerato fra i più spettacolari del Sud America. Basta salire sulla duna do Pôr do Sol, una montagna di sabbia dove ogni sera converge un esercito di persone, per vivere il rito collettivo sorseggiando un cocktail servito da baristi ambulanti. Birra o caipirinha, poi finito lo spettacolo si torna in albergo o si passeggia fra le strade del paese, dove boutique e ristoranti ti ricordano che, nonostante tutto, c’è spazio anche per la civiltà. In alternativa si resta in spiaggia, aspettando l’immancabile show di capoeira attorno a un falò.
Natal
Poco più di 500 chilometri a sud di Fortaleza, il Brasile delle spiagge oceaniche regala la vista di Natal, capitale dello Stato del Rio Grande do Norte, dove le dune, giurano gli abitanti, sono più belle che nel Sahara. Per scoprirle si va al Parque das Dunas, fatto tutto di sabbia, poi ci si abbronza sulle spiagge di Ponta Negra, Pipa e Genipabu, felici di abbandonarsi al sole in quella che è considerata dall’Ipea (Istituto di Ricerca Economica Applicata del Brasile) la capitale più sicura del Paese. Si torna bambini mentre ci si lancia dalle colline di sabbia a bordo di un buggy o in fuoristrada, dimenticandosi di altri spot che sarebbe un peccato perdere. Il Forte dos Reis Magos, ad esempio, realizzato alla fine del Cinquecento. Oppure il Farol da Mãe Luíza, il faro alto quasi 40 metri, e un gigantesco anacardio entrato nel Guinness dei primati come il più grande del mondo; in seguito a una mutazione genetica i suoi rami infatti sono cresciuti in maniera eccezionale, raggiungendo le dimensioni di un campo da calcio.
Recife
A Recife consiglio di andare durante il carnevale, ancora più magico di quello di Rio. «Non si tratta di una danza collettiva, ma proprio della moltitudine stessa che danza – scriveva l’antropologo Luís da Câmara Cascudo nella sua Antologia do Folclore Brasileiro. Trasportati dal ritmo si balla per le strade, nelle piazze, davanti alle chiese barocche tra le palme e l’azzurro del mare, cercando di imitare i passi di frevo, maracatu, forró e ciranda, frutto delle molteplici influenze culturali di una terra abitata, prima che dai portoghesi, dai nativi, dagli olandesi e dagli africani.
Dal lungomare, con i grattacieli che si specchiano nell’oceano, quasi non si percepisce che Recife ha un cuore monumentale raccolto attorno a praça da República e all’Avenida da Boa Viagem, la Copacabana del Pernambuco. I ponti sospesi tra il fiume e l’oceano mettono in contatto mondi diversi, edifici fin de siècle e grattacieli di cristallo, chiese barocche come Nossa Senhora do Carmo, la Cappella Dorata, Nossa Senhora do Rosário dos Homens Pretos, e poi le spiagge, dalle “cittadine” Boa Viagem, Pina, Candeias, a quelle incontaminate di Porto de Galinhas. Poco adatta a chi cerca silenzi assoluti, per i fan della movida in riva all’oceano Recife è il paradiso. La stessa acqua gonfia di onde bagna anche Olinda, una manciata di chilometri più a nord. Consiglio di andarci, e di trascorrerci un po’ di tempo: è un gioiello coloniale protetto dall’Unesco, con le chiese e le strade incorniciate da architetture color pastello che, almeno per qualche ora, ti distraggono dalle suggestioni pieds dans l’eau di questo angolo di Brasile.