Racconti di viaggio

FIJI

Non amo i posti affollati, le mete scontate. Mi piacciono le cose semplici e pure, come il vento che ti soffia in faccia quando ti siedi sulla prua di una barca, come le scie che lasciano gli aerei e ti costringono a stare con la testa all’insù, come gli occhi della mia bambina che ancora si spalancano davanti ad un cielo che si tinge di rosa. E quando guardo un tramonto lo sento prima con il cuore e lo condivido con le persone che amo, poi, se proprio, lo posto in un social. Ecco perché fra tutti i luoghi che ho visitato, l’arcipelago delle Fiji è tra i miei preferiti!

Bula, salute a te, accompagnato da un sorriso contagioso, rassicurante. È così che vengo accolta dalla popolazione locale. Ma prestate attenzione, avventurieri e giramondo, perché la storia narra anche di feroci indigeni praticanti il cannibalismo che dimoravano in questa parte oscura dell’Oceania. Niente paura, ci hanno pensato le colonie britanniche a convertire i famigerati nativi! Sono oltre 300 le isole di origine vulcanica dalle forme più svariate, di cui poco più di un centinaio abitate, che timidamente o sfacciatamente fanno capolino dal mare di Koro e segnano il crocevia tra la Micronesia e la Polinesia. Considerando che le due isole principali contano quasi il 90% della popolazione, ti sarà estremamente facile trovare il tuo personale rifugio nel resto del territorio insulare. La stagione migliore per andarci va da maggio ad ottobre, con temperature particolarmente piacevoli tra i 21 e i 28 gradi.

Di fronte a Nadi, dove si trova l’aeroporto internazionale, nasce l’Island Resort di Matamanoa, riservato ad una clientela di soli adulti, un’isola verdissima, dalla forma conica, con una laguna turchese circondata da sabbia bianca fine, forse la più famosa delle Mamanuca Islands.

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Ma all’interno di questo gruppo di isole ritagliati un giorno e anche più, per soggiornare o anche solo visitare Tropica, Tokoriki, Lomani e Vomo, circondate da spiagge paradisiache, lambite da acque turchesi, protette dalla barriera corallina di Malolo, immancabile appuntamento per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni.

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È qui che ho trovato Likuliku Lagoon Resort, dall’architettura chic ma in perfetta armonia con il fragile equilibrio dell’ecosistema circostante, è qui che ho nuotato in una tra le più suggestive infinity pool, lo sguardo perso alla ricerca del capillare confine tra cielo e mare, riassaporando il piacere del dolce far nulla.

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A nord ovest della capitale una strisciolina di 20 isolotti affiora dall’Oceano Pacifico con i suoi colori dirompenti dal verde brillante della vegetazione collinare al bianco accecante delle microscopiche scaglie di corallo, banalmente chiamate sabbia. Solo le palme durante gli Alisei si muovono sinuose come sulle note di una musica classica, mentre tutto intorno resta immobile, disteso, quasi dormiente. Sono le Yasawa Islands, sinonimo di lunghe distese di spiagge bianche, un mare spettacolare dalle infinite sfumature di blu. Raggiungo in catamarano Nanuya Lailai, resa celebre dal film “Laguna Blu”, oggi sede di un lussuoso resort. Resto incantata dinnanzi a tale armonia! Mi soffermo a guardare l’orizzonte e penso che si, la vita è troppo veloce per rinunciare a viaggiare, per non ridere abbastanza, per tenere la testa bassa quando un aereo lascia la scia. Per non trovare il tempo di guardare il cielo tingersi di rosa.. Magari alle Fiji, di certo con la persona che ami.