Racconti di viaggio

SUD AFRICA

Cinquantuno milioni di abitanti, suddivisi in 3 etnie, nera, bianca ed asiatica, 11 lingue ufficiali accanto ad un’innumerevole quantità di idiomi e dialetti locali, 3 capitali, Cape Town quella legislativa, 2 oceani l’Atlantico e l’Indiano che da Ovest ad Est lo contengono e ne segnano i confini, una varietà indefinita ed indefinibile di paesaggi passando dalla foresta alla savana fino ad arrivare ai passi montani ed alle baie segrete della Garden Route.

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Non a caso lo chiamano il “paese arcobaleno”, ma solo quando giunsi alla fine di questo incredibile viaggio ne ho capito veramente il perché.

L’assenza di fuso orario durante l’ora legale italiana compensa le dodici, tredici ore di volo variabili in base agli istradamenti prescelti, necessarie per arrivare a Johannesburg.

Portatevi indumenti che vi consentano la vestizione a “cipolla” perché alle prime ore dell’alba la temperatura si aggira intorno ai 5 gradi mentre a mezzogiorno potreste ritrovarvi in canottiera a crogiolare dal caldo! Dove siamo diretti oggi le stagioni sono diametralmente opposte, ma il paese è talmente vasto che si passa da un microclima all’altro repentinamente.

Non faccio a tempo ad ambientarmi, la luce è accecante e l’aria umidiccia, che già sono catapultata da una timida Dullstroom, un piccolo borgo nel cuore dell’Highland Meander, all’immenso e selvaggio Kruger National Park. Con i suoi due milioni di ettari offre più di un habitat ideale per un’infinità di specie animali tra cui i famosi Big Five: il leone, l’elefante, il bufalo, il leopardo ed il rinoceronte.

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I rangers mi accolgono con i loro sorrisi bianchi, un’ospitalità innata e dei dolcetti ancora caldi profumati allo zenzero ed alla cannella. La riserva privata ed i suoi romantici ed attrezzatissimi lodge mi aspettano per intervallare quelle che saranno attività molto animate e dense di intense emozioni nei prossimi due giorni. Qui i safari si chiamano “games”, fatti con jeep interamente scoperte, che ti conducono quando ancora è notte fonda, sulle orme di qualche mammifero, abilmente intercettate e riconosciute dai trackers. Antilopi e gazzelle si lanciano impavide in una corsa sfrenata, le giraffe si stiracchiano il collo per raggiungere il cibo sui rami più alti, mentre poco lontano dal nostro fuoristrada scorgo un’immagine che sa di poesia: una leonessa con il suo cucciolo… Spalanco gli occhi incredula!

La giornata si concluderà seduta insieme ai miei compagni di viaggio intorno ad un tradizionale “boma” sotto un cielo inghiottito da comete, satelliti e costellazioni, riscaldati dalla scoppiettante fiamma di un falò, mentre la savana ci parla con il suo silenzio…

 

Compio un breve tragitto in aereo e rientro nella civiltà atterrando a Cape Town dominata dalla Table Mountain, così chiamata per la sua curiosa forma appiattita. Se ci sali in una giornata di sole puoi ammirarne l’incantevole paesaggio sottostante, fino a scorgervi il mare lungo le sue frastagliate coste. In un giorno uggioso, con la tipica nebbiolina che l‘avvolge, le nuvole, le potrai accarezzare con le dita. Negozi, alberghi e ristoranti fanno da cornice al Waterfront, mentre a pochi chilometri di distanza siamo già circondati da foche e pinguini. Alle spalle il suggestivo Capo di Buona Speranza.

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Immergo il palato in un calice di Pinotage, nella versione di un bianco leggero e fruttato, lo sguardo si perde tra le dolci colline ricoperte di fitti tralci di grappoli d’uva, mi rilasso un’ultima volta nella regione dello Stellenbosch, una delle più importanti aree per la produzione di vino sudafricano. Sono arrivata alla conclusione di questo viaggio sensazionale, dove tutto e molto di più è concentrato in un unico audace, sorprendente, contrastante e multietnico Paese!

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Mandela sosteneva che “un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso” e mai come in partenza dal Sud Africa compresi che realizzare un sogno dipende perlopiù da noi stessi. Mi lascio indietro la savana che mi è entrata nel sangue come l’odore di una madre resterà per sempre appiccicato addosso ai suoi cuccioli. Un ultimo sguardo contemplativo al suo cielo dove le stesse stelle hanno un’altra luce e se allunghi la mano le puoi addirittura sfiorare..

Sono malata d’Africa, ma non cerco una cura. Voglio solo cercare il mio arcobaleno perché so che esiste, basta guardare aldilà del temporale!

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