Racconti di viaggio

Maldive

Qualcuno parla di 1192 isole, alcune microscopiche, altre considerevolmente grandi, altre appena visibili sulla superficie del mare, ma di fatto nessuno sa con esattezza quante sono questi incredibili ed unici banchi di sabbia del colore del latte, della sostanza del borotalco.

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Il primo amore non si scorda mai ed io ho avuto la fortuna di innamorarmene per la prima volta tanti anni fa, quando ancora il fenomeno del niño non si era manifestato, quando ancora il terribile tzunami del 2004 non si era violentemente abbattuto su di loro.

Mettevo la testa sott’acqua e attraverso la maschera ammiravo i giardini di corallo ed i pesci variopinti come i pesci pappagallo, trombetta, angelo, balestra, damigella indiana, cardinale e farfalla, le eleganti e sinuose aquile di mare, le goffe ed imperturbabili tartarughe, un mondo magico e prodigioso che mi faceva sentire una dei protagonisti del film d’animazione “La Sirenetta”. Riemergevo e di nuovo respiravo l’incanto di quella straordinaria visione, a pochi passi distese immacolate di sabbia bianca ed il mare cristallino, ovunque, attorno a me.

Se il paradiso potesse avere un nome credo che Maldive sarebbe assolutamente azzeccato!

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Sono suddivise in atolli, ognuno formato da centinaia di isole, di cui solo una minima parte abitate, molte di queste Island Resort, apprezzati e rinomati dal più esigente turismo internazionale.

Di origine corallina, sono circondate da una propria barriera che ne delimita la laguna, ne ridisegna l’aspetto, mai lo stesso del giorno prima, grazie ai giochi di luce ed all’influsso delle continue correnti e maree. Affiorano così stupefacenti lingue di sabbia fatte di microscopiche scaglie di corallo, lambite da un mare che va dal celeste, all’azzurro, al verde smeraldo, fino all’inquietante e profondo blu cobalto, se ti muovi aldilà delle loro barriere. Un giorno attraversando un “kandu” il corridoio di mare che mette in comunicazione l’oceano aperto con la laguna, ho contato fino a dodici diverse colorazioni!

Chi nasce qui vive dei frutti del mare, un pesce non particolarmente saporito ma presente ovunque e in abbondanza. Sulle isole dei pescatori ci si ferma a scambiare qualche parola con le persone più giovani, che si fanno capire con un inglese semplice ma comprensibile. Compro di tutto, dagli oggetti fatti a mano con le noci di cocco e decorati di madreperla, ai bellissimi e fantasiosi parei, agli “acchiappasogni” realizzati con tanti piccoli pesciolini di legno colorati. “Sono da appendere alle finestre” mi esortano gli anziani del villaggio “servono ad allontanare gli spiriti maligni!”

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Un dhoni scivola in lontananza su un tratto di mare piatto come una tavola d’olio. Lo scafo turchese si confonde con il colore dell’acqua: faccio fatica a capire dove inizia l’uno e finisce l’altro. La terra è rotonda, me ne accorgo qui, guardando l’orizzonte che si staglia al confine di un cielo terso, mentre di notte, la volta stellata, sembra una cupola perfettamente ovale dentro la quale è possibile avvistare e riconoscere anche le stelle più lontane. Emozioni e desideri prendono vita dentro di me, completamente rapita dal fruscio delle palme, dal flusso e riflusso delle onde..

Non esiste nessun altro mare e nessun’altra spiaggia equiparabili alla bellezza sublime ed inviolata dell’arcipelago maldiviano. Ancora oggi fa parlare di se, ancora oggi rappresenta la destinazione balneare per eccellenza, ancora oggi chi lo tocca con mano soffrirà di struggente nostalgia per il resto della propria vita!

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