Racconti di viaggio

SRI LANKA

Un po’ per la sua forma singolare, un po’ per quello che narrano le leggende degli antichi Vedda, lo stato di Sri Lanka, sembra davvero una lacrima fuoriuscita dal soprastante continente, scivolata quasi per caso in quel meraviglioso Oceano Indiano le cui acque ne profilano le terre emerse.

È qui che per la prima volta sono salita sopra il dorso di un enorme pachiderma, dubbiosa e traballante, passeggiando su e giù per le colline, accusando un bel po’ di mal di schiena il giorno seguente, circondata dalla bellezza di una natura ancora selvaggia e da altre centinaia di elefanti che vivono protetti dentro il parco nazionale di Udawalawe. Questa incredibile riserva naturale ospita un lago creato dal fiume omonimo dove non solo gli elefanti si possono abbeverare, ma anche tantissime altre specie come aironi, cicogne e macachi, ne hanno fatto la loro dimora prediletta.

A circa 4 ore di strada si trova poi il Pinnawala Elephant Orphanage. È commovente ritrovarsi a contatto con una così massiccia presenza di piccoli elefanti, alcuni dei quali addirittura neonati, messi in salvo dalla barbarie dei  bracconieri che per il commercio dell’avorio hanno ucciso selvaggiamente le loro madri e che oggi sono amorevolmente accuditi dal personale locale i “mahout”, i loro angeli “custodi”!

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Molti descrivono lo Sri Lanka come la Piccola India, e non a torto, aggiungo io.

La popolazione è gioviale ed ospitale, per la maggior parte buddista, ecco perché un diffuso e profondo senso di pace ed armonia ti accompagnerà durante tutto il viaggio, mistica spiritualità che, se ne saprai cogliere l’essenza, se darai spazio ai tuoi sensi, ti resterà dentro a lungo, anche dopo il tuo ritorno a casa.

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Dambulla con il suo antico monastero buddista e i misteriosi templi scavati nella  roccia, Avukana imponente e monumentale con la statua del Buddha più alta del paese e Kandy suggestiva e coinvolgente nei riti cerimoniali delle donazioni e sede del Tempio del Dente di Buddha, ne sono un esempio vivo e tangibile.

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Mi sposto in pullman da un villaggio all’altro con gli occhi incollati al finestrino. Le case sono basse, spesso in legno, alcune con il tetto in lamiera. Sono incapace di credere all’esplosione di colori dei fiori e della vegetazione, degli abiti tradizionali fatti di sete pregiate indossati con fierezza ed eleganza dalle donne locali. La gente è felice, vivace, ci sono bambini e bambine ovunque.

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E di tutto o quasi tutto, è il loro sorriso ciò che ancora una volta non mi abbandonerà più.

Ripenso a loro quando oggi, mentre scrivo questo articolo, vivo in un mondo dove tutto sembra essere  difficile, precario, insicuro. Vorrei essere capace di proteggere qualsiasi forma di purezza ed innocenza, tramandando di generazione e generazione il senso di scoperta, di esplorazione.

Vorrei che viaggiare fosse un diritto e non un privilegio. Vorrei che la nostra voglia di viaggiare sconfiggesse qualsiasi forma di paura, terrore o discriminazione, perché non viaggiare più è un po’ come smettere di sognare e senza sogni come si fa a costruire un mondo migliore? Parola di Viaggiatrice.